Elezioni a Padova 2017: quasi quasi sto a casa

 

Una campagna elettorale un po’ ipocrita, un po’ carogna e certo con pochi temi davvero seri che filtrano tra uno starnazzo e un ringhio da tastiera. Non mi entusiasmò quella del 2014, vissuta al fianco di Ivo Rossi. Quella del 2017 mi mette quasi tristezza: basata su una contrapposizione da scontro finale tra ultras del professore che piace alla buona borghesia Arturo Lorenzoni e il candidato dimezzato Sergio Giordani, alle prese con una convalescenza vissuta coraggiosamente, ma anche con qualche miseria da parte dei suoi avversari. Nel frattempo Massimo Bitonci se la ride e continua a dosare le presenze pubbliche, lavorando un sacco con incontri pubblici e privati. Degli altri candidati, il tempo dirà cosa resterà oltre al denaro speso per una campagna comunicativamente e gastronomicamente impegnativa di Luigi Sposato, ed una davvero sotto tono messa in pista finora da Simone borile del M5S. Maurizio Meridi e Rocco Bordin puntano forse a scollinare lo zero virgola ed ad evitare la maglia nera, che non farebbe piacere nemmeno ai fascisti 2.0
Quanto ai temi, mi metto nei panni di un elettore medio: a destra lo slogan è chiaro e quasi ridicolo. Campeggia in tutte le salse sulle molte affissioni che Massimo Bitonci ha acquistato in città: Bitonci è sicurezza. Ed a poco valgono le pubbliche ammissioni di irrilevanza del suo ex assessore Maurizio Saia. Con una schizofrenia che fa risaltare quanto probabilmente le motivazioni di voto dei “fans” come li chiama lo stesso Bitonci, siano tutt’altro che razionali; lo stesso Bitonci si lamenta a più riprese del degrado tornato in città, dell’insicurezza a causa del commissariamento. Piccolo particolare: il comandante della polizia municipale è lo stesso che ha nominato lui, portandoselo da Cittadella. Miracoli dell’antinomia logico semantica della campagna elettorale. La stessa schizofrenia che porta Arturo Lorenzoni a qualificarsi come “il nuovo” quando al suo fianco ci sono Daniela Ruffini, Marco Carrai, Francesco Bicciato, tutti esponenti non di secondo piano delle giunte targate Zanonato. Per Lorenzoni & co. almeno a giudicare dalla mole di comunicati difusi, i problemi principali della città sono: inquinamento, orti sociali, autobus di notte e piste ciclabili. Periferie? Qualche cena a base di torte salate e dolci, fatte in casa, e poco altro. Tanto che appunto le due sedi elettorali sono sull’asse riviere – via Trieste e il girotondo si è tenuto tra Prato della Valle e palazzo della Ragione. Mica a pontevigodarzere o alla Guizza, per carità. Quanti erano in piazza? 500 secondo il Mattino, più di mille secondo gli organizzatori, un miliardo secondo la pasionaria Adina Agugiaro, già notista di gossip e dintorni per il quotidiano mica tanto tenero con Lorenzoni, o almeno non tanto quanto lo ha saputo essere con Giordani, ed ora cooptata anima e corpo e quel che rimane del senno, nelle fila degli arancioni. Furiosa come Orlando, che appunto una parte del senno lo ritrovò sulla luna, la salottiera signora bene ha fatto di Lorenzoni una sorta di simulacro di tutte le virtù patavine da contrapporre al male assoluto, incarnato più che da Bitonci come sembrerebbe ideologicamente ortodosso, anche dal pur malato Giordani, reo di chissacchè per meritarsi tanto fiele. Non credo che la signora in questione abbia mai orientato in città masse popolari, ma certo è utile da portare ad esempio di come in certi strati del centrosinistra, specie quello più chic, la questione non sia tanto, almeno per il momento, cacciare da Padova l’ex sindaco di Cittadella, quanto affermare un proprio primato personale e di clan, pardon, di civica coalizione. e pazienza se per fare ciò si usano argomenti che con il popolo incolto e suburbano, c’entrano poco. 
Lavoro? Emigrazione di migliaia di padovani, spesso con il biglietto di sola andata, politiche urbane per la ricucitura urbanistica e sociale delle periferie? Poca roba. Forse non paga parlarne, forse manca un’idea complessiva di città. E poi l’ischemia che ha fiaccato, si spera da sinistra non troppo e solo temporaneamente, le capacità persuasive di Sergio Giordani. Scrive l’ex sindaco Paolo Giaretta su facebook: “Che Bitonci (e purtroppo anche Lorenzoni) utilizzino l’argomento del malore di Sergio Giordani è una pessima notizia. Per loro, per la pochezza umana che mettono in luce sotto lo stress della campagna elettorale. Ottima per noi, perchè dimostrano di non avere argomenti seri. Perchè la malattia non è un argomento, visto che presto Giordani riprenderà pienamente la campagna elettorale. Arrivederci al voto, e vedremo chi arriverà in forza”. Ho come l’impressione che ad arrivare stremato e sfiduciato alla cabina elettorale sarà l’elettore medio. Che potrebbe decidere anche di osare davvero, come invita a fare da mesi il più munifico dei candidati. Stando a casa. Sarebbe una sconfitta, qualsiasi sia il vincitore su una Padova politica che dopo il ventennio di Flavio Zanonato rischia solo macerie tra la lotta per bande a sinistra e le nevrosi securitarie a destra.

Alberto Gottardo