Angelo Luni, segretario della Fipe Veneto scrive a Luca Zaia

 

La FIPE del Veneto (Federazione dei Pubblici Esercizi) scrive al Governatore Zaia e lancia l’allarme: la legge regionale pubblicata sul BUR del 22 marzo vanifica il percorso compiuto fin qui per dare garanzie al consumatore e tranquillità alle imprese sul piano sanitario.
Finora, infatti, i dipendenti degli esercizi che somministrano alimenti erano tenuti a frequentare corsi di formazione di aggiornamento organizzati dalle associazioni di categoria in base a una legge regionale del 2003. Corsi che, a costo zero per la Regione, hanno portato a ottimi risultati, come la drastica diminuzione delle tossinfezioni alimentari, minor bisogno di assistenza medica con notevole risparmio sulle spese sanitarie, meno assenze dei dipendenti per malattia.

Ora invece, con l’articolo 5 della nuova Legge regionale del 19 marzo 2013, aggiunto all’ultimo momento, si stabilisce la responsabilità della formazione ESCLUSIVAMENTE in capo al datore di lavoro, inasprendo inoltre le sanzioni. “La semplificazione è pura illusione – scrive nella lettera il segretario della Fipe-Confcommercio Veneto Angelo Luni – Perché riteniamo ci sia poco più dell’1% dei datori di lavoro delle piccole aziende alimentari (bar, pizzerie, trattorie, ristoranti, negozi alimentari eccetera) in grado di fare informazione e formazione, sia per mancanza di preparazione scientifica, sia per difficoltà organizzative interne”.

Fipe chiede inoltre alla Regione chi formerà la marea di stranieri le cui nuove leve di immigrati per la maggior parte si inserisce nel settore alimentare? E chiede alla Regione di intervenire su norme che, come questa, danneggiano non solo gli imprenditori, ma prima di tutti i cittadini.