Nuovo ospedale bloccato: Zaccaria “le responsabilita’ sono chiarissime”

 

In relazione alla riunione di oggi a Palazzo Balbi durante la quale il sindaco di Padova Massimo Bitonci ha determinato il blocco del’iter che stava portando alla realizzazione di un moderno ospedale a Padova ovest (clicca qui per leggere l’articolo) il rettore dell’Università di Padova ha diramato una nota stampa e l’intervento fatto a nome dell’università in commissione. Pubblichiamo entrambi per esteso.
«Prendiamo atto, insieme ai soggetti coinvolti nell’iter e presenti al tavolo, del fatto che con l’incontro di oggi in Regione il Comune di Padova ha determinato il blocco delle procedure amministrative e del progetto di realizzazione del nuovo ospedale – policlinico a Padova Ovest, così come già deliberato dagli Enti sottoscrittori con l’accordo di programma del 2 luglio 2013.
D’altra parte, nel corso del medesimo incontro è stata ulteriormente ribadita l’irrealizzabilità della riproposizione della proposta , ora avanzata dal Sindaco di Padova, di una ristrutturazione dell’esistente nell’attuale sede ospedaliera, a suo tempo già scartata dalla Commissione regionale perché eccessivamente costosa, a rischio archeologico, improponibile dal punto di vista urbanistico, prolungata nel tempo per 20 anni, fonte di notevolissimi disagi per i pazienti e non in grado di dare la risposta in termini di qualità che un nuovo policlinico universitario deve dare alla sanità veneta e alla Scuola Medica padovana per i prossimi 50 anni.
Per parte sua l’Università di Padova, in accordo con quanto dichiarato dal Presidente Zaia e cioè che “continueremo a perseguire l’obiettivo del nuovo policlinico universitario”, ha riaffermato con forza l’assoluta imprescindibilità della realizzazione di un polo medico di eccellenza completamente nuovo, in grado di tenere alta l’eccellenza della sanità veneta di fronte alle sfide di una domanda europea e alle esigenze di una Scuola Medica tra le primissime a livello nazionale e internazionale. Le responsabilità del blocco di un progetto ormai ad uno stadio avanzato sono del tutto chiare e non certo ascrivibili all’Ateneo.
Poiché è chiaramente emersa la non disponibilità del Sindaco di Padova a qualunque altra collocazione della nuova struttura all’interno del Comune, è assolutamente necessario e giocoforza a seguito di tale rifiuto che assieme alla Regione si vagli la possibilità di diversa collocazione dell’ospedale in un Comune limitrofo. I tempi di questo vaglio devono essere i più rapidi possibile perché è incredibile che sia azzerata e torni al punto di partenza una vicenda politica e amministrativa di grandissima rilevanza istituzionale per il futuro di Padova e dei padovani iniziata nel 2006.
I padovani non potrebbero che essere pesantemente penalizzati dal rimanere indietro rispetto ad altre città della nostra Regione».

Questo l’intervento del rettore Giuseppe Zaccaria in commissione a Palazzo Balbi:
Desidero fare una premessa al mio intervento di oggi. Rappresento qui un’istituzione, l’Università di Padova che sul tema del nuovo policlinico universitario ha parlato per atti, che si è sempre mantenuta coerente alle posizioni inizialmente espresse e poi via via confermate nel corso degli anni e che si sente tutt’ora vincolata a tali posizioni. Pertanto, non c’è nulla di personale né di improvvisato nelle argomentazioni che proporrò, ma si tratta dell’espressione e della sintesi delle tesi che l’Ateneo e la Scuola Medica in piena sintonia hanno sostenuto nel corso degli ultimi anni.

E’ necessario prendere le mosse dalla Deliberazione del dott. Adriano Cestrone, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Padova n. 970 del 29.12. 2006, che dopo aver ricordato come l’attuale complesso ospedaliero sia “caratterizzato dall’elevata frammentazione degli edifici ospitati e dalla scarsa razionalità delle funzioni ospedaliere, didattiche e di ricerca, disperse in un sistema edilizio articolato in due monoblocchi e diversi padiglioni tra loro non sempre collegati cui consegue la necessità di un continuo spostamento dei malati medici e materiali tra i padiglioni” , presenti “un insufficiente livello di conformità alle norme antincendio e di sicurezza” e come la vetustà delle strutture fosse inadeguata “rispetto all’evoluzione del modello organizzativo ospedaliero caratterizzato da elevata tecnologia”, scartata la soluzione di una ristrutturazione edilizia del complesso esistente, decideva di inoltrare al Presidente della Giunta Regionale del Veneto la richiesta di inserire nel processo di programmazione ospedaliera la costruzione, in accordo con l’Università di Padova, “di un nuovo Ospedale da realizzare per le finalità assistenziali, di didattica e di ricerca dell’ Università di Padova”.

Per quanto riguarda più propriamente l’Ateneo, parto dalla delibera assunta dal Senato Accademico dell’Università di Padova (all’unanimità dei docenti componenti e con il voto favorevole dell’allora Preside della Facoltà di Medicina, prof. Giorgio Palù) il 15 marzo 2010. In tale delibera il Senato Accademico, dopo aver premesso che il nuovo Ospedale- Policlinico avrebbe dovuto avere “una valenza non solo regionale, ma nazionale ed internazionale quanto a livello qualitativo di funzioni assistenziali, oltre che didattico- scientifiche, affermava che “il nuovo Ospedale Policlinico universitario dovrà poter accogliere tutte integralmente le funzioni didattico- scientifico-assistenziali ad oggi svolte dalla Facoltà medica nella sede attuale, in spazi adeguati allo svolgimento di tali funzioni, comprese le attività di ricerca di base in ambito di biomedicina, nonché le funzioni didattico- formative degli studenti dei corsi di studio della Facoltà , dei dottorandi e degli specializzandi”. E aggiungeva: “dovranno essere garantite le condizioni che consentano alla Facoltà di mantenere e sviluppare una ricerca di eccellenza nei diversi settori scientifici, con possibilità di svolgimento di attività di sperimentazione avanzata anche in ambito di medicina traslazionale”. Di conseguenza, avendo riscontrato che i principi relativi alla nuova struttura da realizzare (e cioè la capacità della medesima di consentire lo svolgimento delle attività di ricerca di base, di biomedicina, di ricerca di eccellenza e di qualità internazionale dell’assistenza) non potevano affatto venire realizzati nell’attuale area ospedaliera, il Senato Accademico chiedeva la realizzazione di un polo ospedaliero integralmente nuovo e sottolineava la disponibilità dell’ Ateneo a contribuire a questo progetto con il capitale umano di docenti e di specializzandi a sua disposizione e con le risorse liberate dalla dismissione delle strutture attualmente utilizzate nell’area ospedaliera”.

Coerentemente a tali posizioni deliberate dal Senato Accademico , all’interno del Gruppo di lavoro denominato “gruppo di lavoro per l’analisi del project financing relativo al Nuovo Polo della Salute di Padova” , costituito dal segretario regionale per la Sanità Domenico Mantoan, con nota prot.n. 103716 del 2 marzo 2011, e composto oltre che dal Rettore, dal Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Giorgio Palù, dal Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Adriano Cestrone, oltre che da dirigenti della Regione Veneto e dell’ A.R.S.S. Veneto, il Rettore sosteneva la necessità di realizzare una struttura ospedaliera completamente nuova come la sola soluzione in grado di superare le notevoli criticità attuali. Delle tre possibili alternative (mantenimento dell’esistente, riorganizzazione e ristrutturazione dell’esistente e realizzazione di un nuovo ospedale) il gruppo di lavoro, dopo aver attentamente e a lungo analizzato gli aspetti economico-finanziari, cronologici, scientifico-didattico e assistenziali legati a ciascuna delle tre diverse ipotesi in gioco, deliberava all’unanimità di escludere il mantenimento dell’esistente e di preferire la realizzazione del nuovo ospedale alla ristrutturazione dell’esistente per i seguenti motivi: a) i tempi di realizzazione del nuovo ospedale sono notevolmente più brevi dei tempi previsti per la razionalizzazione e ristrutturazione dell’ospedale esistente; tale alternativa permette quindi di dotare la Regione del Veneto, in tempi più ragionevoli e ristretti, di una struttura d’eccellenza dal punto di vista sanitario,accademico e scientifico; b) l’alternativa del nuovo ospedale permette di progettare una struttura più razionale, più efficiente e maggiormente in linea con le più moderne concezioni dell’edilizia e dell’ organizzazione ospedaliera; nel caso di ristrutturazione dell’esistente, i problemi di natura organizzativa, oltre ai disagi per i pazienti e per la città di Padova, sarebbero molto consistenti, oltre che prolungati nel tempo.

Conseguentemente a questo documento, la Regione, il Comune, la Provincia, l’Università di Padova, l’Azienda Ospedaliera, l’Istituto Oncologico Veneto, in data 26 ottobre 2011 hanno assunto la decisione di riavviare l’iter realizzativo del nuovo Ospedale di Padova secondo la soluzione appena sopra indicata e di individuare l’Accordo di Programma come lo strumento più idoneo per realizzare il progetto. Successivamente in data 2 luglio 2013 con accordo ex articolo 15 della legge 241/1990 per la realizzazione del nuovo Polo della Salute di Padova gli stessi Enti hanno sottoscritto la decisione di individuare l’Azienda Ospedaliera di Padova come Stazione appaltante del nuovo Polo, hanno indicato per la realizzazione dell’intervento l’area denominata Padova ovest e si sono impegnati a predisporre un piano delle dismissioni in ragione delle rispettive competenze.

Nulla di sostanziale e neppure di formale è mutato rispetto a questi atti, documentati e documentabili, per cui l’Università di Padova ribadisce con forza la rilevanza e l’imprescindibilità della costruzione di un nuovo ospedale policlinico universitario a Padova, per giungere finalmente, dopo anni di parole al vento e di rinvii di decisioni ormai non più procrastinabili, alla realizzazione di un polo ospedaliero-universitario radicalmente “nuovo” non solo dal punto di vista edilizio, ma concettualmente pensato secondo una progettualità realmente e profondamente innovativa, per soddisfare esigenze sempre più definite in ordine alla centralità del paziente nella struttura di cura, con risparmi nei costi di gestione, ma all’interno di un progetto che consenta lo svolgimento al meglio delle funzioni di sviluppo della ricerca clinica e preclinica avanzata, e delle funzioni stesse di formazione della classe medica del futuro, che non possono non caratterizzare la sede di una delle più importanti Scuole Mediche in Italia ed in Europa. Al riguardo accludo un documento sottoscritto da tutti i Direttori dei Dipartimenti Assistenziali dell’Azienda Ospedaliera.

Un intervento concepito come ristrutturazione o anche come rifacimento dell’esistente sull’area attuale, data la struttura e la dimensione dell’area disponibile, non sarebbe assolutamente in grado di raggiungere tale obiettivo. Inoltre esso provocherebbe per un numero indefinito di anni una situazione di scadimento qualitativo e di degrado funzionale delle attività assistenziali, oltre che di quelle scientifiche e formative, che danneggerebbe irreparabilmente la stessa immagine della sanità padovana e veneta, oggi ritenute un modello di eccellenze. Infatti il lavoro di un cantiere di rifacimento a stralci non è compatibile con lo svolgimento in condizioni di sicurezza di attività tanto delicate come quelle di cura di migliaia di pazienti, con un aumento esponenziale di casi di “malasanità” non derivanti da imperizia o da incuria degli operatori, che provocherebbero assai prevedibilmente “class action” per ottenere risarcimenti del danno subìto dai pazienti, oltre che dolorose conseguenze per un numero considerevole degli stessi.

Va inoltre ricordato che il sito su cui insiste l’attuale struttura, ad un’indagine di scavo effettuata in occasione della valutazione della proposta di realizzare un “Ospedale del Bambino” è risultato interessato da stratificazioni antiche databili almeno dal III secolo a.C. fino all’inoltrata età romano-imperiale (III secolo d.C.), cosicché la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto con nota Prot. 13575 del 27/10/2006 ha valutato l’area ad elevato rischio archeologico. Tutta l’area Est dell’attuale sede ospedaliera è interessata in modo diffuso da preesistenze storiche poste ad una profondità variabile tra i meno 60 cm. dell’area della clinica Pediatrica ai 120/150 cm. delle aree delle Cliniche/ Divisioni. Non solo: nell’intervento di realizzazione delle Degenze di Oncoematologia ad una profondità di 2 metri sono state ritrovate importanti tracce di un insediamento paleoveneto, ed anche nell’area scoperta tra la Clinica e la Divisione Ostetrica sono stati ritrovati reperti archeologici di notevole importanza in occasione degli scavi per la mancata realizzazione dell’edificio di Mario Botta.

Come ricorda nella deliberazione n.970 il Direttore Generale Cestrone, oltre che da presenze archeologiche” tutta l’area ospedaliera è interessata da molteplici proprietà: Azienda Ospedaliera, Università, Demanio e Comune di Padova e da vincoli architettonici posti sugli edifici, il che porta per ogni intervento un confronto continuo con le istituzioni di difesa dei vari vincoli di proprietà”. Infine, come è ben noto, l’attuale Monoblocco ospedaliero, che attualmente ospita 450posti letto, è esposto a grave rischio sismico e si porrebbe il problema in caso di abbattimento di dove accogliere i pazienti che fanno riferimento a tale struttura.

Ancora: è impensabile intervenire sul tessuto urbano dell’attuale area ospedaliera con un aumento delle volumetrie attuali senza causare un collasso di una viabilità già in grave affanno (lo era già nel 1952, come documentava l’Arch. Piccinato) e senza comunque poter risolvere in modo soddisfacente e moderno il cruciale problema dei parcheggi. Non si può pensare ad un ospedale “europeo” senza una soluzione organica dei problemi viabilistici e di parcheggio, che non penalizzi l’alta densità dei fruitori degli edifici e garantisca un’immediata accessibilità agli edifici.

Per quanto concerne il tema del c.d. “campus”, va detto che molto spesso se ne parla in un modo equivoco o strumentale. Dobbiamo anzitutto riconoscere che l’intera città di Padova è dal 1222 un campus universitario e pertanto, date le sue dimensioni, qualunque fosse l’ubicazione cittadina dell’ospedale si godrebbero i vantaggi di un ‘università generalista che connette la medicina con le altre aree scientifiche, tecnologiche e umanistiche. Se invece si vuol parlare dell’attività didattica preclinica e relativa alle lauree sanitarie, effettuate da docenti della Scuola Medica, essa viene realizzata non solo nell’attuale sede ospedaliera, ma anche in molte altre sedi ( Vallisneri, aule di via Bassi, di via Ognissanti, di via Venezia e dal prossimo semestre presso il c.d. “fiore di Botta”), mentre la didattica clinica frontale si tiene nelle aule dell’ex Policlinico. La ricerca medica è invece diffusa tra il Vallisneri, via Gabelli , Policlinico e via Orus, in un’area quindi ben più vasta dell’attuale area ospedaliera. Qualunque sia l’ubicazione che si voglia dare al nuovo ospedale-policlinico, la ricerca condotta al letto del paziente continuerà- come oggi avviene- ad essere effettuata all’interno delle strutture ospedaliere. Non c’e’ quindi né ci potrà essere in futuro in una città come Padova un campus all’americana con didattica ricerca e assistenza unite in un’unica area o struttura. Nel nuovo ospedale-policlinico servirà un limitato numero di posti letto per agevolare il lavoro di specializzandi e giovani medici in formazione.

In definitiva, esclusa radicalmente l’opzione di ristrutturare o rifare l’esistente in loco, occorre realizzare una struttura completamente nuova per concezione, per innovazione edilizia e tecnologica, che consenta di dispiegare appieno la vocazione formativa e di ricerca avanzata e di assistenza qualificata, che deve essere consentita in un policlinico completamente nuovo ad una delle migliori Scuole Mediche d’Europa.