Gli avvocati dell’Aiga scrivono al ministro Orlando

 

Viene pubblicata oggi sul sito dell’Associazione italiana giovani avvocati (www.aiga.it) una lettera aperta al ministro della Giustizia Andrea Orlando contenente le proposte di Aiga per la riforma della giustizia civile. La lettera, a firma della presidente Nicoletta Giorgi, espone punto per punto le proposte dell’associazione. Tema centrale: la riduzione dei tempi del processo civile. Riduzione da attuarsi mediante una revisione della struttura del processo, la definizione di tempi certi per il pronunciamento dei magistrati, una loro specializzazione e tribunali che funzionino meglio anche attraverso l’inserimento di figure come quella di un manager. “In questo agosto 2014 – scrive Giorgi – è decisamente incoraggiante constatare che il suo Ministero sta portando avanti senza sosta il progetto di riforma della Giustizia civile finalmente organico. Attualmente l’esercizio del diritto costituzionalmente garantito di agire in giudizio per la difesa dei propri interessi è fortemente limitato dal constante andamento negativo delle prestazioni del sistema giustizia e dall’aumentata sfiducia del cittadino”.

I nuovi ruoli previsti per l’avvocatura: via libera dall’Aiga
Via libera dall’Aiga ai nuovi ruoli previsti dalla riforma proposta dal ministro per gli avvocati. La riforma prevede infatti che l’avvocato : 1. possa conciliare le parti con la negoziazione assistita e decidere come arbitro nelle camere arbitrali degli Ordini; 2. possa in certi casi, con lo strumento della negoziazione, separare i coniugi che siano d’accordo sulle condizioni di separazione, con l’onere di comunicare entro 10 giorni copia autentica e certificata dell’accordo (pena una sanzione pecuniaria da 5.000 a 50.000 euro); 3. possa raccogliere le dichiarazioni dei testimoni fuori dal processo attestandone l’autenticità; 4. debba anticipare tutte le proprie linee difensive nel proprio atto introduttivo o nella comparsa di risposta; 5. debba anticipare, rispetto alla prima udienza, il deposito degli atti difensivi; 6. debba, in sede di appello, superato il filtro dell’inammissibilità, precisare le modifiche da apportare alla sentenza impugnata; 7. debba, in sede di esecuzione, predisporre quanto è necessario per iscrivere a ruolo, a pena di decadenza, la procedura esecutiva liberando di tale incombente gli ufficiali giudiziari. Infine nel processo civile telematico, oltre che nella negoziazione assistita, si riconosce, altresì, all’Avvocatura il potere di autentica e quindi il ruolo di pubblico ufficiale.

“Insomma – scrive Giorgi – quello che Lei ci chiede è di essere anche un po’ giudici e un po’ ufficiali giudiziari, assumendo attività fino ad oggi dell’uno e dell’altro, e in questo Le riconosco di aver finalmente rivelato pubblicamente che entrambe le componenti sono da tempo insufficienti (non sempre per causa loro) a garantire una ragionevole durata del processo, negando così la giustizia stessa. Ma Lei fa di più. Affidando questo ruolo all’Avvocatura riconosce che questo abnorme allungamento dei tempi della giustizia non dipende dagli avvocati”.

Ridefinire la struttura del processo civile
“Allora – scrive a questo punto la presidente dell’Aiga – perché non togliere anche l’ultimo alibi all’incertezza sull’esito e sulla durata del processo civile ridefinendone la struttura? Un passo verso questa direzione sembra essere stato fatto anticipando il deposito di tutti gli scritti difensivi e prevedendo tra le righe la cancellazione dell’udienza in cui si insiste per accoglimento delle prove già chieste in atti, udienza spesso inutile dato che il giudice solitamente si riserva di decidere. Tuttavia questo ancora non basta: infatti se anche tutta l’attività difensiva scritta venisse svolta nei primi 8 mesi e ipotizzassimo, altresì, che l’assunzione dei testi avvenisse con le dichiarazioni raccolte dagli avvocati, se poi il giudice fissa l’udienza di precisazione delle conclusioni da lì a tre anni cosa avremmo risolto?”

Tempi certi anche per il pronunciamento della magistratura
“Constatata un’altra verità, ossia che oggi l’oralità del processo civile di cui all’art. 180 c.p.c. è solo residuale, in quanto tutto viene svolto per il tramite delle memorie scritte, perché non eliminare anche l’udienza di precisazione delle conclusioni e, “liberato” il magistrato da gran parte dell’attività di udienza, pretendere che si pronunci in tempi ragionevoli? Perché non parlare di termini perentori anche per i magistrati?”

Specializzazione dei giudici
Ma non solo i tempi preoccupano i giovani avvocati, anche gli esiti finali. “Maggiore certezza sugli esiti del processo si dovrebbe ricercare – propone l’Aiga – con una specializzazione di tutti i magistrati e non solo di specifici tribunali o sezioni, rivedendo il limite decennale di assegnazione al medesimo ufficio oggi inteso come causa di incompatibilità ambientale. Tale disposizione fondata su una presunzione assoluta cui non è possibile opporre alcuna prova contraria, risponde a logiche burocratiche tese ad una deresponsabilizzazione del sistema, quasi che prassi scorrette o atteggiamenti riprovevoli (per non parlare delle cadute d’impegno) non possano verificarsi prima del decennio o siano, sino ad allora, tollerabili. Non si può, infatti, nascondere la circostanza che mutando funzione il magistrato incorra in un rallentamento decisionale, anche indipendentemente dalla propria duttilità, che potrebbe essere causato verosimilmente dall’entrata in vigore di nuove leggi che hanno di fatto stravolto il sistema processuale. La specializzazione del Giudice unitamente al criterio di maggiore stabilità nell’esercitare quella funzione, nella materia scelta, dovrebbe comportare anche un irrobustimento del profilo sanzionatorio nella gestione del processo”.

Ufficio del processo, personale amministrativo, manager del tribunale
“Questa riforma – continua Giorgi – potrà avere qualche chance di fare la differenza se perseguirà senza esitazione anche la trasformazione della magistratura onoraria e del personale amministrativo nonché la introduzione dell’Ufficio del processo. Quest’ultimo se correttamente gestito con esatta individuazione dei soggetti che lo costituiscono, dai tirocinanti al personale in supporto permanente dei giudici, potrà costituire un valido contributo al ricambio generazionale, necessario all’interno dei tribunali, e alla creazione di un percorso di condivisione di esperienze che implementerà la professionalità del magistrato e del tirocinante avvocato.

La questione del personale amministrativo della giustizia è, altresì, un aspetto che incide, unitamente a quello dello smaltimento dell’arretrato e della gestione del processo, sulla produttività dei nostri tribunali e sulla qualità del servizio fornito. La revisione dell’organico del personale amministrativo, al fine di non farlo coincidere nuovamente con l’ennesima soluzione transitoria (vedi i 3800 tirocinanti della giustizia ex legge 228/2012, oggi precari che rivendicano di essere “stabilizzati”), va rivisto anche alla luce delle riforme del sistema giudiziario, attuate e in programma: la nuova geografia giudiziaria, il PCT, la riforma della magistratura onoraria, la riforma dell’accesso alle professioni legali e del percorso universitario di giurisprudenza.

In questo contesto di grandi cambiamenti perché non considerare, altresì, l’introduzione di una gestione manageriale del tribunale? Fino ad oggi purtroppo la dirigenza è stata concepita come meta di una carriera dominata dal predominio dell’anzianità, in cui l’obiettivo principale è la garanzia dell’indipendenza dei magistrati mentre dovrebbe essere intesa come un servizio, una funzione che per fornire risultati richiede speciali attitudini”.

L’originale della lettera è disponibile al sito www.aiga.it