Giorno della memoria: Enrico Vanzini di Cittadella (Padova), l’ultimo Sonderkommando di Dachau intervistato domani a “La vita in diretta” (Rai Uno)

 

Per il “Giorno della Memoria”, Raiuno invita martedì 27 gennaio a “La vita in diretta” Enrico Vanzini, sopravvissuto a 7 mesi di lager di Dachau e obbligato per 15 giorni a riempire di morti i forni crematori. Il suo dramma umano è contenuto nel libro “L’ultimo sonderkommando italiano” (Rizzoli) in cui il giornalista Roberto Brumat, che sarà con lui in trasmissione, ha raccolto la testimonianza di questo ex militare che per 60 anni ha mantenuto un silenzio totale anche in famiglia.

Enrico Vanzini, oggi 92 anni, è originario di Fagnano Olona (Va) e abita a Cittadella (Pd). La sua vicenda inizia a 18 anni non ancora compiuti, quando viene inviato militare in Grecia; dopo un anno di assoluta calma i tedeschi dopo l’8 settembre 1943 lo spediscono in Germania con un treno merci assieme ai commilitoni rifiutatisi di aderire all’esercito del Terzo Reich. Un anno di lavoro in una fabbrica ad Ingolstadt, poi la fuga dopo un bombardamento e la cattura, tradito da una ragazza milanese. Con altri due italiani evasi finisce nei lager quando gli commutano la fucilazione con l’internamento. A Dachau conosce la fame, le bastonate e il gelo; le domeniche carica sui carri i cadaveri lasciati fuori dalle baracche, gli capita di dormire tutta una notte abbracciato ad un morto, sul piazzale assiste al massacro di una sessantina di uomini ebrei appena arrivati, stacca dal filo spinato un internato suicida, viene ridotto in fin di vita da due infermieri a cui si rivolge. Gli episodi sono tanti, ma tra i più terribili ci sono quelli vissuti ai forni dove assieme a un compagno francese elimina fino a 330 cadaveri per notte. E ha pure un’esperienza nella camera a gas dalla quale un giorno estrae 60 ebrei che trova avvinghiati in un ultimo tragico abbraccio. Uno dei ricordi che più lo commuove a distanza di 70 anni, riguarda una vecchia contadina tedesca che riesce a dargli un tozzo di pane nero e per questo viene uccisa. “Quel pezzo di pane non l’ho mica mangiato. Mi sembrava di mangiare un pezzo del suo cuore – dice – L’ho portato a casa e mia mamma, che non mi riconosceva perché pesavo 29 kg ed ero pelle e ossa, in chiesa l’ha donato a Dio”.  

La vita in diretta con le interviste di Cristina Parodi e Marco Liorni inizia alle ore 16. Sempre il 27 gennaio alle ore 16 Raistoria manda in onda il documentario Dachau. Baracca 8 n.123343 , regia di Roberto Brumat, in cui è lo stesso Vanzini a raccontare, con supporti video e fotografici dell’epoca, l’esperienza patita nel lager. E’ da poco che Vanzini ha fatto della testimonianza una ragione di vita; lo scorso anno più di 100 incontri soprattutto nelle scuole. Nel 2013 il presidente della Repubblica al Quirinale gli ha conferito la medaglia d’onore. Nelle sue parole non c’è mai odio, ma su una cosa insiste: “Voglio che si sappia quante sofferenze porta la guerra, perché che le cose che ho visto e patito non si ripetano mai più”.