Tanti sorrisi (e anche libri) in contrapposizione all’ordinanza che vuole “chiudere per degrado” l’Arcella #scusateildegrado

 

“Sono contenta che vengano persone anche dagli altri quartieri. Si parla tanto male dell’Arcella come se non fosse un pezzo di Padova”. Sono parole che mi hanno fatto riflettere quelle di Marta Bracciale, che assieme a Grazia Raimondo ha accolto con un sorriso tra l’imbarazzato, il gioioso e lo stupito la quarantina di persone che in altrettanti minuti hanno affolato la graziosa libreria Limerick di via Aspetti 13 (la porta di fianco rispetto all’entrata del Cinema Astra). La libreria come i tanti negozi che si snofano fino a viale Arcella, deve chiudere tassativamente alle 20, per effetto di una ordinanza del sindaco Massimo Bitonci, residente a Cittadella. L’iniziativa, del tutto estemporanea e nata quasi per scherzo su facebook, ha richiamato in libreria a quaranta minuti dalla chiusura imposta, altrettante persone. Domani, giovedì 8 settembre, la mobiitazione continua con l’iniziativa #scusateildegrado dalle 18 alle 20 che segna l’inizio di una raccolta di firme contro l’ordinanza che penalizza i commercianti dell’Arcella e della zona di viale Codalunga/via Trieste. Una ordinanza che oltre ad essere giuridicamente quantomeno fragile, sancisce in maniera involontaria una sorta di confessione dell’incapacità di questa amministrazione tutta chiacchiere e distintivo, di incidere sul senso di insicurezza che accompagna la trasformazione sociale di alcuni quartieri della città. E come spesso avviene nei momenti di panico, dà risposte che vanno nella direzione opposta a quella della soluzione dei problemi.
C’erano alcuni amici di facebook e anche nella vita reale, che hanno raccolto l’appello a fare un giro e comperare un libro alla Limerick. C’era Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, che ha acquistato una raccolta di discorsi dei premi Nobel. Un bel libro con in copertina Martin Luter King. “Lui aveva un sogno, noi stiamo vivendo un incubo a Padova – spiegava ieri sera con la consueta ironia Paccagnella – credo che i primi ad essere danneggiati da una ordinanza del genere siano proprio i residenti dell’Arcella e i proprietari dei negozi. Sarà interessante confrontare i prezzi di affitto dei negozi due anni fa e fra tre anni, per misurare quanti danni fanno politiche miopi del genere. Ogni volta che si spegne una vetrina si spegne un mondo ed aumenta il sentimento di paura e insicurezza in città. Sembrerebbe quasi che l’ex sindaco di Cittadella lo faccia apposta …”.
C’erano Gigi Tarzia e Francesco Scoppelliti di Padova civica, c’era Andrea Nicolello Rossi di Legambiente e Nereo Tiso del Pd. La sorpresa più grossa tra gli amici di facebook che conosco meglio è stata quella di Cristiano Amedei della libreria Minerva di via San Francesco (che sta traslocando in via del Santo). Arrivato nella libreria in braghe corte ed infradito, ha individuato subito il libro da prendere: racconti di Ian Mc Ewan. E ne ha regalato uno a Marta e Grazia. “E’ un libro sui librai di Padova – spiegava Cristiano della libreria Minerva – io e voi non ci siamo, ma magari nella prossima edizione … Mi mandate un modulo per la raccolta firme contro l’ordinanza? Secondo me è importante raccogliere le firme anche nelle altre zone di Padova. Perchè quello che succede da voi domani può succedere ovunque e danneggia tutti comunque”.
Anche questa frase mi ha impressionato. Mi ha fatto venire in mente quella storica affermazione nel seromne del pastore Martin Niemöller “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare“.
Io che non sono colto come il mio amico Cristiano della libreria, ho preso un libro dei Penuts: adoro Charlie Brown e la saggezza di Snoopy. Con due figlie piccole di cui una ancora a dormire nel lettone, non posso del resto permettermi letture impegnate.
La pizza sono andato a prenderla a “Pizza Flash”, gestita da un pizzaiolo che ha fatto fortuna a Padova, che di fianco al forno tiene la bandiera del Kosovo e che ha lanciato alla grande la pizzeria di galleria Tito Livio.

“Stiamo vincendo” mi dice, commentando la radiocronaca dell’Italia under 21. “Sì stiamo vincendo” ho pensato io addentando la pizza con patate e olive nere (cotta con forno a legna, buonissima). Stiamo vincendo se il pizzaiolo kosovaro d’origine tiene in bella vista la sua bandiera, ma tifa Italia. Vinciamo se nella libreria si assiepano 40 persone di martedì sera dopo la pioggia e magari il doppio domani sera per firmare la petizione. Che non è una raccolta firme contro l’ex sindaco di Cittadella eletto da una popolazione impaurita, stanca e distratta. E’ una raccolta firme contro la perdita dell’anima di una città dove, all’angolo tra via Minio e via Aspetti gli arcellani anni fa hanno fatto mettere una statua nel punto dove si crede a livello popolare sia morto Sant’Antonio da Lisbona, diventato di Padova(credenza errata come fa notare il professore Leopoldo Saracini, esperto della storia di questo pezzo di città).
Sotto la statua c’è scritto: “Perchè il tempo non cancelli le orme del Santo e la sua benedizione accompagni tutti coloro che s’incrociano affannati per le vie del mondo“. Si può essere orgogliosi di essere arcellani, di fronte ad una statua così.

Alberto Gottardo

P.S.: Francesco Scoppelliti ha fatto addirittura una video diretta facebook, dal video si vede che c’è la possibilità di coniugare impegno civile e risate questo l’indirizzo del video Clicca per vedere il video