“L’amore resta” di Leandro Barsotti fa il pienone in sala Rossini di Padova: romanzo intimistico ma anche storia dal ritmo fitto tra Milano e l’Etiopia

 

Una sala Rossini gremita ha salutato martedì sera la presentazione del libro “L’amore resta” di Leandro Barsotti, giornalista ma anche catautore, compositore ed ora anche scrittore. “C’è una ragione per tutto ciò che accade. E non ha importanza che tu la conosca: importa solo che tu sappia che è lì per te. Perchè se è vero che tutto può finire, è vero anche che tutto può rinascere”.
E’ questa la frase scelta dall’autore per il risvolto di copertina. Romanzo intimistico? Zibaldone alla Fabio Volo? Domande che troveranno una risposta in ognuno dei lettori del libro, edito da L’orto della cultura, nelle principali librerie italiane da questa settimana.
“La cifra di Leandro è sempre stata la scrittura, prima con le canzoni (basti recordare “Mi piace” del 1995) e poi con il mestiere di giornalista – ha ricordato la giornalista Alessia Severin, già volto noto di Antenna3 anni fa – Mister B., il personaggio, vive la sua storia tra l’Italia e l’Africa, tra un amore che finisce e un intrigo internazionale che porta il protagonista in carcere”. E come lo racconta l’autore, il suo romanzo?
“Questa è piuttosto una suite, una canzone lunga – spiega Barsotti – E’ la storia di un uomo che interrompe una storia dolorosa e va incontro a una vita nuova. Quando noi accettiamo la fatica del nostro vivere incontriamo un angelo, che magari ci fa fare un percorso che non è sempre dritto, ma che trasformano il nostro protagonista, come ognuno di noi, in una persona nuova”.
Ci sono due amori nel libro, quello mentale con Maria Maddalena. Il secondo è semplice, fisico, totale, con una donna etiope, Iman.
“Sono stato in Etiopia quest’anno e lì è nata l’idea di ambientare lì una parte del romanzo- spiega Leandro Barsotti – la vera immagine di Iman mi è venuta quando in un villaggio, in una piccola missione, ho incontrato una donna con una bimba in braccio. Ecco io in qualche modo ho visto in quella bambina, ustionata eppure tranquilla in mano alla madre, una forza che ho immaginato nel personaggio di Iman”.