L’appello delle associazioni e delle cooperative che lavorano in carcere a Padova al ministro della Giustizia Orlando

 

Riceviamo e pubblichiamo un appello al minsitro della Giustizia Orlando consegnato al guardasigilli ieri a latere di una iniziativa elettorale che ha visto il politico di centrosinistra impegnato a Padova in zona Forcellini. 
E’ una lettera che dovrebbero leggere con attenzione anche tutti i candidati sindaci di Padova, nel cui programma credo non compaia mai la parola carcere, se non come struttura punitiva. E certo, tranne alcuni rari casi (mi viene in mente Silvia Giralucci candidata nella lista di Arturo Lorenzoni e l’avvocato Claudio Todesco per motivi professionali, essendo lui un valente penalista)  moltissimi dei candidati questa struttura che fa parte della città, l’hanno vista solo da fuori. Ed invece il modello padovano, con una forte presenza di realtà che portano promozione sociale vera attraverso lavoro vero, esattamente com’è scritto nella nostra Costituzione all’articolo 1, 27 e altri che non  mi ricordo, è una delle eccellenze più preziose e innovative degli ultimi anni. Vederla smantellare sarebbe davvero penoso. Ho pensato molto alle accuse rivolte al direttore Salvatore Pirruccio, una delle persone più degne che abbia conosciuto. E trovo insopportabile che venga attaccato e infamato per aver fatto bene e con umanità il proprio lavoro. Sarebbe bello che almeno uno dei candidati sindaco di queste elezioni fosse andato in carcere a conoscere questa realtà. Non mi risulta che ciò sia avvenuto. Eppure un buon sindaco è anche, o forse soprattutto, quello che si prende cura della parte più fragile della società. O almeno, io la penso così. 

Alberto Gottardo
P.S.: la persona nella foto si chiamava, se non ricordo male, Salvatore Amarone. Aveva gli occhi azzurri come il mare di Napoli da cui veniva. Lo incontrai qualche anno fa fuori dal carcere da cui era appena uscito. Poi si perse, morendo poco distante in un freddo inverno che lui aveva provato a riscaldare con un braciere ricavato in una carriola all’interno di una stalla. Non so perchè Salvatore Amarone finì in carcere. Certo quando ne è uscito era una persona diversa da quella che ci era entrata. E probabilmente meritava di passare meglio gli ultimi anni della sua vita sgangherata. 

Gentile Sig. Ministro della Giustizia Andrea Orlando,Poche righein quantoLei conosce bene quello che seriamente ci preoccupa.Conosce bene che cosa prevedono la nostra Costituzione, le leggi, l’ordinamento edil regolamento penitenziario e non da ultimo le direttive europee che impongono l’umanizzazione della pena per quanto riguarda le persone private della libertà a causa dei reati commessi.Conosce altrettanto bene tutte le attività che da decenni sono presenti presso la Casa di Reclusione due palazzi di Padova.Tutte le realtà che a vario titolosvolgono tantissime iniziativeall’interno del carcere,e nell’accompagnamento all’esterno(associazioni di Volontariato, cooperative, la scuola in tutti i suoi livelli, l’Università, le realtà culturali, sportive, ricreative, formative e il lavoro)Le esprimono oggi tutta la preoccupazione per l’attacco gratuito a cui sono quotidianamente sottoposte. La mancanza di rispetto, di aiuto, di difesa ci preoccupano moltissimo.La nostra preoccupazione non è legata al fatto di voler continuare a svolgere a tutti i costi quello che da tanti anni molti di noi svolgono. Se alcune cose oggi non servono più o si devono cambiare è giusto che sia così, ma tutto questo nel massimodella trasparenza, della correttezza e nel dialogo. Quelloche ci preoccupa è che ad essere attaccato è il sistema carcere Padova nella sua totalità,e per di più in maniera poco chiara, incomprensibile.In primis il suo direttore (da alcuni mesi assegnato al provveditorato a svolgere le funzioni di vicario) oggetto di un attacco che ha come unicoeffetto quello di incrementare una sfiducia da parte di tutte quelle persone ed istituzioni locali, italiane ed estere che in questi decenni hanno avuto modo divisitare evedere con i propriocchi che cosa produce una vera assunzione di responsabilità nel solco delle normative italiane ed europee. Ma la stessa cosa vale nei confronti di tutte le realtà sia del privato sociale che istituzionali che da lunghi annioperano nel carcere di Padova e moltedelle qualia titolo volontario!Non fa bene allo Stato ed ai suoicittadini incrementare una sfiducia, già alta, nelle istituzioni ed in chi le rappresenta. Se servitori dello stato (dirigenti pubblici, singoli cittadini o gruppi di cittadini che si uniscono per aiutare a risolvere problemi che riguardano tutti) vengono trattati come stiamo assistendo in queste settimane, anche i migliori, i più sani si demoralizzano. Non è un bello spettacolo da vedere.Quando si fa si può sbagliare, e l’errore (se non è in malafede) è la cosa più preziosa che abbiamo per crescere, per migliorarci, per sperimentare, creare, introdurre cose via via sempre migliori. Queste sono persone da valorizzare e non da massacrare. Queste sono persone tuttalpiù da aiutare, dacorreggere e non da denigrare. Si è pagati per risolvere i problemi non per crearli. Qualsiasi azienda, privata o pubblica, che trattasse così le persone avrebbe una vita breve.Signor Ministro ci affidiamo a Leiperché sorvegli, vigili attentamente su questa situazione tanto complessa quanto delicata. Ne va della credibilità delle istituzionie della dignità delle persone. Una città intera (ogni anno migliaia di persone, scuole, aziende , istituzioni italiane e di ogniparte del mondo, enti di ogni ordine e grado,università italiane ed estere, etc. etc.) che in 30 anni ha conosciuto in ogni particolare tutte le attività del suo carcere -attività in molti casi fioreall’occhiello a livello nazionale ed internazionale-sta a guardare. Quello del carcere di Padova non è patrimonio di qualcuno in particolare, è patrimonio di tutti, è un patrimonio pubblico.Signor Ministro non ci lasci soli.GRAZIE
ADESIONI

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