Nullatenete sconosciuto al fisco con Lamborghini e villa: tre arresti della guardia di finanza. Nella rete anche un commercialista

 

Il protagonista dell’operazione Fantomas della guardia di finanza è Andrea Tosato, 43 anni, il primo ad essere individuato a bordo di una Lamborghini Gallardo. (Clicca qui per vedere il video dell’arresto e la Lamborghini) A confrontare la sua denuncia dei redditi, nulla, con il tenore di vita, i finanzieri hanno capito che doveva esserci sotto qualcosa e risalendo telefonate e perquisizioni gli uomini del colonnello Ivano Maccani hanno capito che Tosato era in affari con il fratello Corrado, 41 anni e Cristiano Sachs, commercialista 31enne: tutti padovani e tutti finiti in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare.
L’operazione, denominata “Fantomas”, è partita dopo aver scoperto che Andrea Tosato era un evasore totale. Negli ultimi cinque anni non aveva presentato alcun reddito e si accingeva a trascorrere le vacanze a Jesolo in una villa appena acquistata per 600 mila euro, guidando una Lamborghini Diablo e una Bmw X5 (valore complessivo di 350 mila euro) e, per divertirsi, anche due moto d’acqua.
Il principale indagato, imprenditore del settore delle materie plastiche e di gomme per auto, si avvaleva della complicità di un commercialista per portare a termine le truffe, tramite la costituzione di società “carosello” spesso intestate a prestanome, ma anche a persone inconsapevoli di essere a capo di un’azienda, accreditando documenti, bilanci e fatture tutti falsi.
Con queste società l’imprenditore acquistava da decine di aziende di vari paesi europei merce, utilizzando miriadi di società inesistenti, senza mai pagarle. Secondo una stima fatta dai finanzieri, l’organizzazione incamerava mezzo milione di euro al mese.
Tra i truffati anche banche e società finanziarie. Da una di queste era stata presa in leasing la Lamborghini senza che fosse mai saldata una rata. La serie di truffe, scoperta dagli uomini al comando del colonnello Ivano Maccani, avveniva attraverso l’utilizzo di documenti fiscali e contabili fittizi, società prestanome prive di una sede reale e regolare contabilità, che venivano fatte apparire come solide e reali. Stabilito un contatto con aziende estere venivano inviati gli ordinativi, unitamente ai documenti contabili e fiscali fittizi. Ottenuta la merce, le aziende fantasma non pagavano. Il materiale veniva quindi ceduto a imprese nazionali compiacenti contestualmente all’emissione di fatture false necessarie per “regolarizzare” contabilmente l’operazione commerciale.
Le medesime imprese prestanome venivano infine utilizzate anche per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: i finanzieri hanno scoperto che 55 extracomunitari avrebbero dovuto corrispondere all’associazione criminale circa 200 mila euro per ottenere le carte utili alla regolarizzazione, sempre attraverso l’utilizzo di società fantasma.

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