Chiuso dai carabinieri un ambulatorio per aborti clandestini

 

I carabinieri della compagnia di Padova assieme ai militari del nucleo anti sofisticazioni hanno posto sotto sequestro un ambulatorio per gli aborti clandestini ricavato in una stanza di un appartamento nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Padova.
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Uno dei “dottori” che vi operavano aveva cercato di disfarsi di un divaricatore e di alcune garze sporche di sangue: il sedicente medico cinese è stato denunciato dai carabinieri della compagnia di Padova, assieme alla moglie, per esercizio abusivo della professione medica e violazione della legge sulla detenzione e la commercializzazione di farmaci. I due coniudi cinesi da qualche mese in una stanzetta del proprio appartamento dietro alla stazione ferroviaria di Padova avevano avviato un ambulatorio ginecologico, attrezzato alla meglio anche per la pratica di piccoli interventi chirurgici compresi aborti clandestini. Il letto operatorio era di fatto un tavolaccio arrangiato con lo scotch da pacchi con un secchio all’altezza della biforcazione per le gambe. Nell’appartamento ganci alle pareti e lettini improvvisati fanno ipotizzare che le donne “operate” venissero poi monitorate per alcuni giorni dopo gli interventi. A quanto appurato durante le indagini dai carabinieri del Nas di Padova la clientela dell’ambulatorio era esclusivamente di etnia cinese: giovani donne che arrivavano anche da Milano e da Prato con il treno per farsi visitare nella stanzetta adibita a sala operatoria in totale mancanza di teli sterili ed anche di ricircolo d’aria visto che l’unica finestra era stata sigillata.

Alcune decine di confezioni di farmaci sono ora all’analisi del Nas che sospetta che l’associazione di vari medicinali inducesse alle donne effetti simili alla pillola abortiva RU486. I due coniugi, in possesso entrambi di una laurea in medicina priva di qualsiasi valore legale sono stati denunciati per esercizio abusivo di professione medica oltre alla violazione della legge sui farmaci.

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