Gioielli falsi: sequestro record dellaGuardia di finanza tra Milano e Padova

 

La Guardia di Finanza di Padova ha messo a segno nei giorni scorsi un maxi sequestro tra il capoluogo veneto e Milano, che ha portato in totale all’eliminazione dal mercato di 700 milioni di articoli di bigiotteria contraffatti e potenzialmente pericolosi per la salute, mettendo i sigilli anche a un enorme imporio di import export nel comune di Milano in zona cimitero monumentale.
Gli uomini della finanza agli ordini del colonnello Ivano Maccani sono arrivati al grande centro di stoccaggio milanese seguendo le tracce contabili di un precedente sequestro operato a Padova. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria sono risaliti nella filiera commerciale fino all’operatore economico con sede nel capoluogo lombardo, destinatario dei carichi in arrivo dal Paese delle lanterne rosse.
All’atto dell’accesso nei locali della ditta, la pattuglia si è trovata di fronte ad un vero e proprio universo luccicante di bijoux di tutti i tipi: accessori, collane, anelli, pendagli. Quintali su quintali di merce priva dei requisiti necessari per la vendita: etichettatura e indicazioni su provenienza e canali d’importazione – oltre che distribuzione – sul territorio nazionale. È così scattato il sequestro di pallets ed interi scaffali e conseguente segnalazione alle autorità competenti.
Di altra natura, e ancor più gravi, le violazioni relative a 9.000 articoli di gioielleria, rinvenuti in un emporio di Corso Stati Uniti a Padova: presso il bazar – anch’esso gestito da un’imprenditrice asiatica – i finanzieri hanno scovato anelli ed orecchini che venivano spacciati per argento 925. Nulla di più falso: sottoposti ad analisi con spettrometria a fluorescenza a raggi X, i “gioielli” si sono rivelati essere realizzati in una lega rame/zinco con rivestimento galvanico in nichel. Oltre al deprecabile aspetto della frode in commercio, va ora verificata anche la possibile nocività della composizione metallica del materiale sequestrato, potenzialmente pericoloso per il consumatore finale.
“Per l’ennesima volta – commenta il colonnello Ivano Maccani, comandante della guardia di finanza di Padova -, la domanda da porre è se valga effettivamente la pena di barattare la propria salute per un risparmio di alcuni euro e, per l’ennesima volta, la risposta è contenuta nelle poche, scarne ma chiare righe degli esiti agli esami di laboratorio”.