Massima Tackenza: molto più di un rap racconta una Padova matrigna e con un sacco di problemi da risolvere (anche con ironia)

 

Prendetevi dieci minuti, e ascoltate queste canzoni senza pregiudizi. Ne guadagneranno tutti quelli che amano Padova. I testi di queste canzoni meriterebbe probabilmente una analisi più approfondita di quella che può fare un giornalista. Certo capirne il senso è quanto di più vicino ad una azione politica, nel senso alto del termine, si possa fare. Chi scrive è sempre stato scettico nei confronti del rap, hip hop e roba da fattoni varia. Appartengo ad un’altra generazione. Eppure una canzone, Anime stanche (clicca per ascoltarla), mi ha commosso, letteralmente. E Padova muore mi ha fatto riflettere. In generale il pregio dell’album della crew (si dice così?) Massima Tackenza ha un pregio, conduce una analisi profonda sulla città. Sulla Padova che “sta nei porticati, nei racconti dei vecchi, negli spritz al Campari/ ed io che da bimbo sognavo di segnare all’Appiani, ti amo, ma non so se rimango domani”. E’ la voce di una generazione quella che canta queste canzoni, che Padova la ama profondamente, e sisente ad ogni passo di Padova muore e Anime stanche, i due pezzi che mi sono piaciuti di più, e che però non trova molte carezze in una città in cui si sentono respinti. Di Padova muore ha già scritto, e bene, Stefano Volpe sul Mattino di Padova (clicca per leggere l’articolo)
Anime Stanche è una canzone su una città che ti bacia “con il sapore di una donna con le labbra ghiacciate”.
Sul perchè di questo freddo nel bacio della città ai suoi giovani e sul perchè del “ti pentirai quando prenderò un ticket di sola andata” si gioca una bella fetta del presente e del futuro di una città che rischia di perdere molto del suo appeal.
La Padova dalla “pancia grande e dagli occhi piccoli” come racconta Padova muore, dovrà dare una risposta.
Massima Tackenza graffia in profondità, anche quando usa l’ironia, come in “Multe a chi si droga” clicca qui per ascoltarla, giocando con una intervista (mai andata in onda) di Francesca Ferrari della Rai a un classico uomo della strada che ritrae Padova come la città di “marocchini-puttane-casini” (a questo link il video del fuori onda).
C’è tanta passione in queste canzoni e la voglia di domandarsi cosa c’è domani per sè, per noi ma anche per tutti gli altri. Non è mica poco.

Alberto Gottardo