Patente a punti o cavallo di troia per nuovi bar in centro? La lettera aperta, dai toni preoccupatissimi di Appe Padova ai consiglieri comunali

 

La patente a punti un cavallo di Troia per forzare il blocco di nuove licenze per bar e rostoranti in centro storico? A chiederselo tra le righe il presidente e il segretario dell’Appe, l’associazione dei pubblici esercizi che scrive a tutti i consiglieri comunali la lettera aperta che riportiamo integralmente. Una lettera che lancia un allarme profondo. Si vuole, oltre ad aprire i bar fino alle 2, aprire anche nuovi bar, ad esempio, in una zona come quella di piazza dei Signori, in cui ce ne sono già 13?

Ecco il testo della lettera:
Abbiamo ricevuto in data 19/03/2015 la bozza di Regolamento di cui all’oggetto e, in assenza di altre comunicazioni, riteniamo che si tratti del documento licenziato dalla Giunta Comunale e che sarà presentato per l’approvazione definitiva da parte del Consiglio Comunale.

Abbiamo già avuto modo di riportare presso la competente Commissione Consiliare (vedasi a tal proposito la ns. comunicazione prot. 36 dell’11/03/2015) quelle che sono le criticità tuttora presenti nel documento in esame e che non vogliamo ora ripetere.

Non possiamo però esimerci dal sottolineare come siamo rimasti sorpresi nel notare l’introduzione di una nuova previsione che, a nostro avviso, rischia di vanificare tutto l’impianto del Regolamento. Si tratta, nel dettaglio, dell’ultima frase del primo comma dell’art. 4 “Nuove aperture e trasferimenti di esercizi”.

Tutto il Regolamento è basato sulla suddivisione del territorio comunale in due “zone”:
la “zona 1”, denominata “Centro Storico”, nella quale non sono possibili nuove aperture di pubblici esercizi, in quanto il rilascio di nuove autorizzazioni è sostanzialmente bloccato;
la “zona 2”, che comprende tutta la parte restante del territorio comunale, dove invece non vi sono limiti all’apertura di nuovi esercizi, purché siano rispettate le vigenti norme in tema di urbanistica, edilizia, inquinamento acustico, ecc..

La finalità di questa suddivisione è, ovviamente, quella di mantenere sotto controllo il livello dell’offerta in una zona (quella del Centro storico) dove vi sono problemi di sostenibilità ambientale, di controllo degli assembramenti, di ordine pubblico, di rumorosità, di viabilità, di degrado, e così via. Tutti problemi che sono ben noti, soprattutto ai residenti che non perdono occasione di accusare i pubblici esercizi di esserne la causa principale.

Riteniamo, a questo punto, che sia utile riportare il testo esatto della frase che la Giunta comunale, senza preoccuparsi di sentire il parere delle Associazioni, ha ritenuto di aggiungere al primo comma dell’art. 4:

«La Giunta Comunale, a fronte di specifiche richieste, accompagnate da un progetto gestionale finalizzato alla riqualificazione dell’area, potrà consentire l’apertura di nuove attività in aree degradate ricadenti in zona 1».

Riteniamo che questa previsione porti con sé grossi dubbi di legittimità e difficoltà attuative.

In primo luogo, di fronte ad un Regolamento, approvato dal Consiglio comunale, che di fatto blocca il rilascio di nuove autorizzazioni in una determinata zona del territorio comunale (appunto, la zona 1), com’è possibile per la Giunta comunale derogare e rilasciare in piena autonomia nuove autorizzazioni?

In secondo luogo, cosa si intende per “aree degradate”? Ci chiediamo: in base a quali criteri la Giunta comunale stabilisce se vi sia degrado in una zona (e pertanto sia possibile autorizzare l’insediamento di un’attività di pubblico esercizio) piuttosto che un’altra?

In terzo luogo: le autorizzazioni rilasciate in “zona degradata”, per esempio per l’apertura di un ristorante, decadono nel momento in cui la zona non è più degradata? E, quindi, il ristorante, venendo meno i presupposti per la concessione dell’autorizzazione, deve chiudere? Oppure, la licenza rilasciata assume caratteristiche pari a tutte le altre licenze del Centro storico?

Se la risposta a quest’ultima domanda fosse affermativa, si aprirebbero molti altri interrogativi. Ad esempio, cosa succede nel caso sopra citato di un’autorizzazione rilasciata per l’apertura di un ristorante, che poi chiede il trasferimento in altra area della “Zona 1”? Oppure, se il ristorante si trasforma, dopo qualche tempo, in bar, magari con apertura fino alle due di notte, diventando possibile causa di assembramenti e disturbo alla quiete?

A nostro avviso, l’approvazione, da parte del Consiglio comunale, della disposizione in esame darebbe origine a enormi problematiche applicative e a probabili ricorsi da parte di quegli esercenti che si sentirebbero danneggiati per disparità di trattamento. Basti pensare al caso di un imprenditore del centro storico che ha dovuto pagare migliaia di euro per poter subentrare in un’attività esistente, per poi vedersi aprire, magari a pochi metri di distanza, un’attività concorrente che ha potuto farlo a costo zero, in quanto autorizzata in deroga al Regolamento.

Stante quanto sopra riportato, l’APPE, Associazione Provinciale Pubblici Esercizi maggiormente rappresentativa delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, sia a livello comunale che provinciale, con la presente

PROPONE IL SEGUENTE EMENDAMENTO
AL REGOLAMENTO COMUNALE PER LE ATTIVITÀ
DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE 2015-2017

Art. 4 – Nuove aperture e trasferimenti di esercizi
Emendamento: che venga eliminata la seconda e ultima frase del primo comma:
«La Giunta Comunale, a fronte di specifiche richieste, accompagnate da un progetto gestionale finalizzato alla riqualificazione dell’area, potrà consentire l’apertura di nuove attività in aree degradate ricadenti in zona 1».

Restando a disposizione per qualsiasi chiarimento cogliamo l’occasione per porgere distinti saluti.