Non so se sono ancora fiero e orgoglioso di esser nato a Padova: nella città del Santo c’è un cuore nero. Perchè?

 

E’ tutto il giorno che ci penso. Ci sto propio male. A Padova, nella città dove sono cresciuto orgoglioso di esserne parte, il “sentimento” della piazza è “chissenefrega, anneghino pure”. Si augura la morte alle persone che scappano dalla guerra e dalla fame.
Le persone che dicono queste bestialità lo fanno quasi con il sorriso, come fosse una cosa normale.
Siamo tornati al medioevo? Nel medioevo a Padova nasceva l’università e predicava Sant’Antonio che i padovani adottarono come il loro santo, anche se non parlava tanto bene probabilmente il veneto, dato che veniva dal Portogallo e naufragò anche lui in Sicilia. Cos’è successo ai padovani figli dell’università e del Santo? Perchè una persona dice con un ghigno sul volto “chissenefrega” ed un altro mettendo a posto i carciofi “pago le tasse, che muoiano?”. Cosa indurisce il cuore di una città?
Tra quattro giorni è il 25 aprile. Val la pena ricordare che 70 anni fa un incubo finì per l’Italia, quello del nazifascismo. Vedendo quei volti di persone comuni, sentendo quei discorsi, mi è venuto in mente questo scritto di Primo Levi (clicca qui per aprire il documento), lo scrittore che raccontò l’orrore dei campi di sterminio. Diceva Levi: “Molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi”.
Ecco noi sappiamo, vediamo la gente morire. E c’è chi partecipa con soddisfazione a quella carneficina. Non ci sono i forni. C’è il mare.

Alberto Gottardo