Strage di Acca Larentia: Raffaele Zanon non ha diffamato gen. Sivori

 

Nel processo che oppone l’esponente di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale Raffaele Zanon (querelato) al generale Eduardo Sivori(querelante) è arrivata la prima sentenza: ed è di assoluzione per Zanon “perché il fatto non sussiste”. I fatti al centro del processo, nato da una denuncia per diffamazione di Eduardo Sivori, sono relativi alla tragica sera del 7 gennaio 1978 quando, dopo l’uccisione di Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, un proiettile colpisce a morte Stefano Recchioni, accorso in via Acca Larenzia come molti altri giovani missini venuti a conoscenza dell’eccidio. Molti dei presenti quella sera videro sparare, dopo un fronteggiamento tra forze dell’ordine e militanti missini, l’allora capitano dei carabinieri Sivori il quale fu però prosciolto in istruttoria – ma solo nel 1983, cinque anni dopo – da ogni accusa in quanto il proiettile che colpì Recchioni risultava incompatibile con la sua pistola d’ordinanza.Nel 2012, durante una trasmissione televisiva, Zanon si era trovato faccia a faccia con Sivori, che all’epoca era un esponente del nascente partito delle aziende e, davanti alle telecamere, lo aveva accusato di essere coinvolto nell’assassinio di Stefano Recchioni, abbandonando per protesta gli studi televisivi. Aveva poi scritto della vicenda sul suo blog: di qui la querela per diffamazione e il conseguente processo. L’assoluzione si riferisce a quanto scritto da Zanon sul suo blog dove l’esponente di FdI, ex attivista del FdG, rievocava i fatti del 7 gennaio 1978 sottolineando il coinvolgimento di Sivori, accenno che per il tribunale di Padova non costituisce appunto diffamazione. Zanon utilizzava e citava anche il libro di Luca Telese Cuori neri, il cui autore era stato in passato a sua volta querelato da Sivori, circostanza ignorata però da Zanon. L’esponente di FdI-An era difeso dall’ Avvocato Emanuele Fragasso Junior. L’avvocato ha basato la sua difesa sulla tesi che il proscioglimento di Sivori, basato sulla non compatibilità dell’arma d’ordinanza, non chiarisce tutti i dubbi sulla morte di Recchioni, caso che resta “aperto” e sul quale non è stata messa la parola fine.