Il fondo di solidarietà di Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, Camera di commercio e Diocesi crea 740 progetti di lavoro

 

Oltre 2 milioni di euro destinati a 219 borse lavoro, 363 voucher, 5 corsi di formazione, 30 doti lavoro, 125 altri progetti di inserimento lavorativo per un totale di 742 progetti di lavoro avviati con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della disoccupazione offrendo percorsi di riqualificazione e reinserimento lavorativo. Sono questi, in sintesi, i principali risultati nel padovano della quarta edizione del “Fondo Straordinario di Solidarietà per il Lavoro”, iniziativa promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che proprio nei giorni scorsi ha deciso di rifinanziarla con 1 ulteriore milione di euro portando così il proprio impegno complessivo, tra Padova e Rovigo, a 3 milioni di euro. Un’iniziativa portata avanti nel padovano in stretta collaborazione con la Diocesi di Padova, la Provincia di Padova, il Comune di Padova e la Camera di Commercio di Padova.

Il bilancio dell’attività realizzata da giugno 2015 ad oggi è stato presentato lo scorso 16 dicembre in un incontro rivolto ai volontari della Caritas, impegnati nella fase di ascolto e orientamento dei richiedenti. Sono intervenuti Antonio Finotti, presidente della Fondazione, mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, Matteo Cavatton, assessore alla cultura del Comune di Padova, Fabio Bui, vicepresidente della Provincia di Padova, Andrea Galeota, funzionario della Camera di Commercio di Padova e Matteo Segafredo, presidente del Comitato di Gestione del Fondo.

Nell’occasione Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan, ha illustrato alcuni dati di uno studio sugli effetti per i beneficiari delle province di Padova e Rovigo dell’edizione 2013-2014 del Fondo. Un’edizione che ha potuto contare su oltre 7.6 milioni di euro, somma tre volte superiore a quella stanziata per l’edizione 2009-2010, a testimonianza di come l’iniziativa sia riuscita nel tempo ad incrementare le risorse a disposizione.

Una parte dello studio si è basata su un’indagine campione da cui emerge che quasi un terzo dei partecipanti ha proseguito il rapporto di lavoro una volta conclusa l’esperienza con il Fondo. La maggior efficacia viene associata alle borse lavoro, seguite dai lavori di pubblica utilità e infine dai voucher. Al di là dello strumento utilizzato, quasi il 75% degli intervistati sostiene di aver acquisito nuove abilità, mentre il restante 25% afferma di aver potenziato quelle esistenti.
Ma qual è il profilo dei beneficiari? In questo caso l’indagine su tutti i 6.000 beneficiari ha messo in evidenza come gli italiani rappresentino la maggioranza (82% rispetto al 18% di stranieri), mentre, per quanto concerne l’età, oltre la metà delle persone (54%) si colloca tra i 36 e i 55 anni. Il 52% ha un titolo che non va oltre la licenza media; il 29% vive con i genitori, il 25% con il coniuge e i figli, il 10% da solo con i figli.
Lo studio è stato il frutto anche di una serie di interviste a rappresentanti di istituzioni coinvolte a vario titolo nel Fondo, nonché ad esponenti di imprese, comuni e del terzo settore. Oltre alle interviste sono stati realizzati due focus group con gli operatori degli sportelli e dei centri per l’impiego.