Zanon (Esrcito di Silvio): “Giulio Regeni morto a causa della generazione dei costumi e perchè era comunista”

 

Giulio Regeni? Il ragazzo trovato morto lungo una strada fuori da El Cairo con i segni sul corpo di torture tremende? In fondo se l’è andata a cercare, secondo il senso di un lungo post messo online da Alessio Zanon, noto alle cronache per aver fondato un movimento chiamato “L’esercito di Silvio” e pasionario di Forza Italia, tanto che secondo molti dovrebbe essere candidato a sindaco dal partito di Berlusconi alle prossime elezioni comunali della cittadina aponense.

Scrive Zanon nel post che riportiamo qui sotto:
Morte all’Estero.

Un giovane italiano scompare e poi viene trovato ucciso dopo essere stato probabilmente malmenato e , forse, torturato.
Poi veniamo a sapere che questa persona era in Egitto per un dottorato di ricerca.
Poi veniamo a sapere che scriveva articoli per il Manifesto, giornale comunista.
Poi veniamo a sapere che era in contatto con ambienti ostili al governo locale.
Poi veniamo a sapere che la sua ricerca riguardava i sindacati che si opponevano al presidente Al Sisi.
Poi veniamo a sapere che frequentava assiduamente gli ambienti delle opposizioni.
Io, quando vado all’estero, vado unicamente per turismo.
Non mi intrometto negli affari interni del paese che momentaneamente mi ospita.
Ancor meno cercherei di collaborare con chi vorrebbe rovesciare il governo in carica.
Ovviamente, infine, non scrivo e non scriverei mai per un quotidiano comunista.
La morte, soprattutto dopo possibili torture, è orribile e non vorrei mai trovarmi nei panni di quei genitori cui va tutta l amia solidarietà, ma è anche figlia di una degenerazione dei costumi che abbiamo in Italia , provocata proprio da quegli ambienti politici che quel ragazzo frequentava e sosteneva tramite la sua collaborazione con il Manifesto.
Perchè in Italia chi usa violenza contro la Polizia, chi distrugge beni pubblici e privati, chi devasta una città, la fa sempre franca e trova sempre un giudice che lo assolve o che addirittura condanna i Poliziotti per eccesso nell’usa della forza.
Poi, se proprio ci scappa un morto – uno ogni venti o trenta anni – gli intitolano un’aula del parlamento o collocano una targa in suo ricordo dove è morto, anche se è morto mentre lanciava un estintore o dei cubetti di porfido contro i Carabinieri.
Allora, cresciuti con immagini e messaggi così diseducativi, i giovani credono di poter andare all’estero e comportarsi allo stesso modo, confidando in una impunità che, invece, esiste solo in Italia.
E può finire male, molto male.
www.alessiozanon.it