Mentre il sindaco Bitonci distrae e si distrae, Padova perde opportunità, tempo e tantissimo denaro: è il prezzo della paura

 

Cosa è accaduto a Padova mentre il sindaco Bitonci si occupava a favore di telecamera di Ebola, crocifissi, profughi e kebab? Che passi in avanti ha fatto la città mentre una decina di suoi accoliti fanno da controfigure della contestazione a sfondo se non xenofobo, quantomeno privo di umanità verso i profughi ribattezzati “clandestini”? Cosa succede in città mentre l’arrivo di venti sfigati dalla Nigeria e dal centro africa, catalizza le attenzioni dei giornalisti che al telefono ti dicono “poveretti” ma dietro la telecamera danno voce alle peggiori bestialità da strada? Padova rimane bloccata, non arriva una nuova opera in più, non c’è uno straccio di idea di città all’orizzonte. Lo specchio dei media locali e nazionali restituisce una immagine di una città cafona e razzista. Spaventata e pronta alla fiaccola mentre brancola nel buio. Eppure Padova nella storia è stata meglio di come viene rappresentata, ha avuto sindaci e classedirigente che non ha fatto barricate e non ha sputato in faccia a chi scappava dalla guerra. Padova è la città che ha visto nascere il Cuamm, che ha ospitato altri profughi nei secoli, dagli Arslan dall’Armenia ai Luxardo dalla Dalmazia, cognomi che hanno ripagato la nostra città creando benessere e portando cultura. Quel benessere e quella cultura fatti a pezzi da un gruppo di soldatini agli ordini del capetto da Cittadella, primo caso nella storia recente di un sindaco che ama talmente poco la città di cui è chiamato a reggere le sorti della sfera amministrativa, da non risiedervi, da assentarsi il mercoledì molto spesso per gli interessi di bottega, che nomina assessori amici d’infanzia, benchè residenti anch’essi a un’ora di macchina, quando va bene. E che toglie e mette deleghe perchè, come riportava il Mattino, “c’è bisogno di un metodo militare”. 

E pensare che proprio il sindaco presentando la giunta non più tardi di un anno fa, parlava di giunta “francescana”. Cos’è successo dopo un anno di metodo militare del feld maresciallo della città murata? Un piccolo elenco:

– persi 60 milioni di euro per la linea del tram stazione – Borgomagno – Montà 

– rinviato sine die e sine collocatione il nuovo ospedale passata da nuovo su vecchio a nuovo su Cus a nuovo su zona San Lazzaro
– rinviato sine die il cantiere del centro congressi, opera già finanziata dalla Camera di commercio, già affidata alla ditta Vittadello per la realizzazione dei lavori, su area già del Comune. Sembra una barzelletta eppure i congressi inizieranno al centro congressi con 12 mesi di ritardo semplicemente per pura e cristallina inerzia di chi doveva mandare avanti un’opera per cui bastava girare la chiave dell’accensione 

– desertificato il centro storico privo di un benchè minimo evento ad esempio in occasione dell’apertura della stagione dei saldi (con Ascom e Confesercenti che non fiatano forse perchè pusillanimi forse perchè distratti anche loro) con i bar aperti alle due di notte ma con una concorrenza più che doppia data l’apertura dell’affollatissima stagione a “Le staffe” alle Padovanelle e della rassegna al parco d’Europa, costata alle casse del Comune 30mila euro (succede anche questo, eventi in periferia pagati con quota parte degli introiti del plateatico che rimane vuoto in piazza)

– dulcis (si fa per dire) in fundo, il blocco di 300 buoni lavoro, anche questi già finanziati dall’unione europea e dalla fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo per sospetta discriminazione nei confronti dei non padovani di lungo corso, categoria a cui appartiene per altro il sindaco Bitonci e metà giunta di Buffoni & co. 
Se poi i padovai sono contenti lo sapremo fra quattro anni, sperando che qualcun altro oltre a poche voci isolate, abbia la voglia e anche forse il coraggio di farsi sentire in una città che appare paralizzata dalla paura. Paura certo dei profughi, spacciati da alcuni tg locali come se si trattasse di una ordalia sanguinolenta. Ma anche paura delle ritorsioni che arrivano, o almeno tentano di arrivare, con una certa puntualità da palazzo Moroni non appena qualcuno cerca di far sentire pubblicamente il proprio dissenso. Metodo militare anche quello? Forse sì, peccato che saremmo in democrazia, ci vorrebbe anche un minimo di partecipazione, se non fosse che anche i consigli di quartiere sono bloccati con le quattro frecce da oltre un anno. 

 

Alberto Gottardo