Piero Ruzzante risponde: “Non sono per i ghetti, sono per i giovani”

 

Avevo scritto che non mi convinceva l’idea di Piero Ruzzante sulla “cittadella dei giovani” in corso Australia (clicca qui per leggere l’articolo). Il segretario cittadino del Pd e consigliere regionale risponde quanto segue:
Carissimo Alberto grazie per il contributo è il segno che i miei interventi non passano inosservati. Intanto quando avevo 20 anni la città era molto più brutta di oggi. Le piazze alla sera vivevano il coprifuoco alle 20. Non c’era anima viva in giro. Pensati non esisteva ancora il liston. Però io come tutta la mia generazione eravamo convinti che stavamo cambiando il mondo. Avevamo una missione fare un mondo e una città profondamente diversa rispetto a quella degli adulti. Dopo un anno a 21 sarei entrato con tante preferenze per la prima volta in consiglio comunale a rappresentare quell’universo giovanile. Non hai capito il senso della mia proposta, non banalizzarla nessuno vuole cancellare i giovani dagli attuali luoghi di aggregazione nè tantomeno relegarli in un ghetto. Il punto è un altro in tutta Europa esistono quartieri giovani con presenza di locali circoli musica arte e cultura che vivono la notte un po’ più in profondità, senza arrecare disturbo ai residenti. Esattamente come si programmano le aree commerciali o le aree industriali. Moltissimi soprattutto sono gli esempi di trasformazione di archeologie industriali in luoghi di aggregazione evitando spesso le solite speculazioni edilizie. Padova è una città di giovani con 70000 studenti universitari, siamo in una fase di grande crisi economica e di altissima disoccupazione giovanile è possibile che non possiamo investire e credere nelle giovani generazioni e nelle loro idee creative? Ma perché dobbiamo sempre rappresentare i giovani come pieni di alcool e imbriaghi spolpi? Non ci sto. Io ormai sono “vecchio” ma a differenza di te ho tre figli uno di 24 anni che ha la passione della scrittura una di 18 che adora fare le prime esperienze amatoriali di teatro a scuola uno di 17 che suona in una delle tante band nascoste dentro gli scantinati. Vogliamo scommettere per una volta su di loro? Vogliamo credere che non hanno bisogno del nostro senso iper pateno/materno iperprotettivo per provare a fare qualcosa? Vogliamo lasciarli cadere qualche volta e sbucciarsi le ginocchia perchè altrimenti non diventeranno mai adulti? Siamo disponibili a dire che una parte della città può diventare un luogo dove dare spazio a forme di sperimentazione e di creatività? Ho osato troppo nell’avanzare questa proposta su corso Australia, ho chiesto troppo? ma vedi carissimo Alberto la cosa che più mi dispiace di questo dibattito è che continuiamo a non offrire alcuna prospettiva alle giovani generazioni. il lavoro del futuro è sicuramente nello studio ma forse se uno impara anche a suonare il violino vivrà sicuramente meglio. Grazie Alberto per avermi dato lo spunto di scrivere queste riflessioni e in fondo mai come in questa fase forse la saggezza delle parole di Pier Paolo Pasolini è tornata di attualità
Siamo stanchi di diventare giovani seri,
o contenti per forza, o criminali, o nevrotici:
vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare.
Non vogliamo essere subito già così senza sogni.