La riforma del lavoro vista da sinistra: l’analisi di Gianluca Gaudenzio

 

Da Gianluca Gaudenzio, responsabile per il Pd di Padova delle politiche del lavoro, riceviamo e pubblichiamo:
La riforma del Mercato del Lavoro è legge. Il PD ha portato il suo contributo generoso e in qualche punto ha prodotto sensibili miglioramenti. Di certo tornare a considerare centrale il lavoro a tempo indeterminato e tentare di incentivare le stabilizzazioni dei lavoratori sono segnali importanti di discontinuità rispetto agli orientamenti del precedente Esecutivo. E daltronde una riforma che intenda regolare il mercato del lavoro non può non tenere conto di quanto accade nel Paese da anni sul fronte dell’occupazione e soprattutto dell’ingresso nel mondo del lavoro in particolar modo per le giovani generazioni. A mio giudizio però, i segnali che giungono dal nuovo testo sono ancora troppo deboli per molte ragioni: la legge non limita le tipologie contrattuali, non si occupa con sufficiente determinazione dei servizi per l’impiego, non risolve compiutamente il grande tema delle tutele. Non ci sfugge d’altro canto che più di così non si poteva fare. La riforma è figlia di un Parlamento ove siedono gli stessi parlamentari che hanno sostenuto il Governo Berlusconi. Il compromesso raggiunto è onorevole perchè inizia un percorso, ma occorre dirlo con chiarezza: non è abbastanza. Molto ancora può e deve essere fatto specialmente per i giovani, gli esodati e le donne. Un giovane su tre è senza lavoro e molti hanno rinunciato a cercarlo. A questa fascia di popolazione, che è la più produttiva, dobbiamo dare risposte più coraggiose limitando le tipologie contrattuali, introducendo maggiori vincoli per le assunzioni nei contratti a tempo determinato, allargando i confini degli ammortizzatori sociali e costruendo i presupposti di una vera flexsecurity anche attraverso più efficienti strutture per l’impiego. E poi c’è il grande tema degli esodati che in questi anni si sono allontanati dal posto di lavoro in base ad accordi individuali o sindacali e, oggi, sono senza una pensione. Occorre chiarezza sui numeri e sugli impegni. Sulle donne bene la norma contro le dimissioni in bianco, ma occorrono incentivi ad ogni livello per innalzare i numeri della loro partecipazione alla vita economica del Paese. E questi obiettivi devono essere raggiunti anche attraverso un metodo che valorizzi la concertazioni con le parti sociali per garantirci la ricchezza che da sempre hanno saputo esprimere nel mondo del lavoro. Le risorse per questi interventi devono essere trovate lì dove sono rimaste nascoste per anni: nell’evasione prima di tutto e poi in una forte riorganizzazione dello Stato che passa anche attraverso il fisco. Occorre infine aprire una stagione in cui si discuta davvero di politiche industriali e non soltanto di privatizzazioni. Abbiamo dato una prima risposta all’Europa con questa legge ma l’Italia deve ritornare a essere un Paese industriale innovando, specializzando e internazionalizzando il suo prodotto e creando reti tra piccole e medie imprese per rafforzare le filiere. E’ necessario crescere perché con il solo rigore non usciremo dalla recessione. In breve occorre programmare velocemente il dopo Monti: il PD ha, con responsabilità, evitato il default ma è ora di prendere le redini di questo Paese e iniziare una stagione nuova all’insegna dello sviluppo e dei diritti.

 

Gianluca Gaudenzio

Consigliere comunale Pd