Fabio di Stasio (Artigianfidi – Upi) attacca frontalmente la Camera di commercio di Padova

 

“Se 3.433 euro e 9 centesimi vi sembrano una cifra degna di chiamarsi contributo …”
Fabio Di Stasio, direttore di Artigianfidi Padova (ma anche presidente dell’Upi, l’Unione Provinciale Imprese), capovolge la questione relativa alle provvidenze economiche elargite dalla Camera di Commercio.

“Purtroppo – commenta il direttore del confidi padovano aderente al consorzio della Confartigianato del Veneto – così com’è stata proposta la ridda di cifre sembra nè più nè meno che una destinazione di fondi da godere a piacimento. La verità è che si tratta di contributi che, nel nostro caso, servono a limitare i danni di un’attività che, proprio perchè destinata a garantire i prestiti date dalle banche alle imprese, presenta una quota di rischio rilevante, soprattutto in un periodo di crisi com’è quello attuale”. Semmai, il problema è l’esatto contrario, cioè l’inadeguatezza di certi versamenti.

“Nel nostro caso – continua Di Stasio – abbiamo ricevuto una sorta di elemosina che, se viene rapportata ai nostri quasi 9 mila soci, significa un contributo di 0,38 euro per azienda a fronte delle diverse centinaia di euro che, ogni anno, le imprese versano all’ente camerale”.
Perchè tutto questo?
“Perchè – precisa il direttore di Artigianfidi – da quando ci siamo separati dall’Upa, a livello di organizzazioni di categoria siamo diventati i “paria” della situazione ed è questo ciò che oggi contestiamo alla Camera di Commercio: di essere non un ente in grado di fare scelte, anche dolorose, ma pur sempre nel solco dell’imparzialità, ma di appellarsi a scelte a nostro modo di vedere discutibili (come la differenziazione tra confidi 106 e confidi 107) per favorire le strutture che possono avere santi in paradiso. Risultato? A noi nemmeno 3.500 euro, a Sviluppo Artigiano, struttura di Cna alla quale Upa fa riferimento per il credito, la bellezza di 61.398 euro e 59 cent. Non so quanti siano i loro soci, ma non credo che possano essere più di 150 mila. Perchè tanti dovrebbero essere per essere destinatari, pro azienda, dei nostri “favolosi” 38 centesimi!”