Che brutta compagnia per quelle opere (e per quel ministro)

 

I compagni non puoi sceglierteli a militare, a scuola e all’ospedale. E anche a un convegno. Ed allora è stata proprio sfortunata la ministra Paola Severino che il 15 febbraio si è trovata fianco a fianco con Perluigi Baita, uno che alla luce dell’indagine dell Guardia di finanza salita agli onori della cronaca con gli arresti di questi giorni, proprio non farà piacere ricordare come compagno di convegno al Papa Luciani. Si discuteva di lavoro in carcere. Adesso in carcere c’è finito lui, il suo direttore amministrativo e due sodali dalle frequentazioni regionali di primissimo livello. Mi dispiace per il ministro della Giustizia e anche per Nicola Boscoletto, che a quel convegno ha fatto gli onori di casa e che al lavoro in carcere sta dedicando la sua vita. Ma è mai possibile che con una puntualità imbarazzante nel giardino delle speranze di CL-Compagnia delle opere spunti la gramigna del malaffare, che rischia di dare spazio a quelli che additano un sistema che fa cose di una portata sociale enorme come fosse in realtà un sepolcro imbiancato di sociale e carità? Lo dico con tutto il disinteresse di chi non ha mai fatto parte di CL, non ha mai avuto incarichi o affari con la realtà della Compagnia delle opere: o si inizia a fare un po’ di selezione circa gli “amici” di cui ci si circonda o sarà sempre più difficile spiegare a quelli come me che non hanno preconcetti di sorta che chi spara ad alzo zero contro il mondo degli eredi di don Giussani, sono in malafede. Perchè a pensare male si fa peccato, diceva Andreotti, per tanti anni feticcio del popolo di CL, ma dopo lo tsunami Formigoni e l’alluvione Mantovani, si rischia di dare retta a quelli che pensano che ci si azzecchi.

Alberto Gottardo