Nereo Tiso (PD) ironizza sulla prodigiosa guarigione degli affreschi di Giotto: “Merito del silenzio di chi lo dava in pericolo e che ora tace”

 

Sembra che il malato cronico di qualche anno fa abbia trovato una cura miracolosa: il silenzio. Basta non parlarne e tutto si risolve. Penso che molti si ricorderanno come gli affreschi di Giotto e la cappella degli Scrovegni fossero ritenuti da “esperti” di ogni genere, sull’orlo del collasso. Fu costituita una commissione di studio e monitoraggio con docenti della nostra Università: di idraulica, geologi, architetti, storici dell’arte, ingegneri, costata alla comunità più di 200.000 euro per ribadire che lo stato del monumento padovano era buono, anzi, ottimo. Ma nonostante ciò, si chiedevano commissioni internazionali, valutazioni di altri esperti, più esperti degli esperti e via dicendo. Addirittura, se qualcuno ha la memoria buona, intervenne anche Dario Fo mettendo sotto accusa chi non si prendeva a cuore la straordinaria cappella. Tutto sempre smentito, non da chiacchiere, ma da chi, non solo aveva a cuore Giotto e la sua cappella, ma ne aveva seguito il restauro e da chi, come previsto, ne monitorava annualmente lo stato. Tra questi il prof. Ugo Soragni direttore fino al 2012 della Sovrintendenza Veneta. C’era persino più di qualcuno, che ora siede tra i banchi della maggioranza che governa la città, tale Mariella Mazzetto che, assieme ad altri, immergeva i suoi piedi nell’acqua della cripta giottesca. Naturalmente tutto questo per dire ai padovani dell’imminente crollo della chiesetta con la conseguente perdita degli affreschi. E’ stato spostato il famoso auditorium (ora definitivamente morto…) da piazzale Boschetti perché, sempre qualche esperto, aveva pensato che potesse creare danni alla cappella, con la presunta deflagrazione della falda. Molti padovani diventati esperti di piezometri, di falde, di misure, di staticità, di terreni, e via dicendo. Ora mi chiedo che fine abbia fatto tutto questo parlare, dove siano finiti i nostri esperti, che tanto pensavano prima di avere la terapia adeguata. Probabilmente ritengono che il malato sia guarito anche senza medicina. A parte il fulmine dell’agosto 2014 e dei relativi necessari interventi, dell’ordinaria amministrazione e,ultimo, la richiesta di chiudere gli scavi dell’Arena Romana ( perché?)), nulla più. Evidentemente qualcuno non vedeva l’ora che cambiasse il medico e non la medicina, solo così si riteneva rilanciare la cultura (o la coltura…) padovana e il nostro monumento al mondo intero. Non la medicina, ma il medico si voleva cambiare , perché, probabilmente, la cura, per un malato immaginario, non esisteva. A questo punto il silenzio regna e chi stava lavorando per rivalutare la cappella come dito dell’UNESCO, tale ass. Rodeghiero, è stato fatto dimettere dal nuovo medico. Il nuovo medico, tra l’altro, sembra esperto di strutture murarie del ‘300, di storia dell’arte, ma molto di più di licenziamenti di chi pensa in autonomia. Giotto è silenzioso, come 700 anni, fa finché qualche altro esperto, forse, parlerà di ricadute. Ne avranno il coraggio e la dignità di dirlo? O siccome alcuni esperti sono anche in giunta, meglio non dare consigli molesti al nuovo primario. Non si sa mai che li aiuti a dimettersi. Intanto Padova declina inesorabilmente.

 

Nereo Tiso

Vice segretario cittadino Pd