“Albatross” è questo il titolo del film che racconta la vita di Almerigo Grilz, il primo giornalista italiano a morire in guerra dopo il 1945.
Il film verrà proiettato in anteprima regionale venerdì 4 luglio al cinema Porto Astra di Padova zona Guizza, alla presenza del regista Giulio Base, alle ore 20:00.
A questo link l’evento facebook della proiezione al Porto Astra
Una produzione One More con Rai Cinema e il sostegno della FVG Film Commission – PromoTurismoFVG e con la regia di Giulio Base. Ambientata negli anni ’70, la pellicola tratta della storia di due giovani i quali, sebbene agli antipodi per posizioni politiche, daranno vita ad una forte amicizia: Almerigo (interpretato da Francesco Centorame) e Vito (personaggio di fantasia, interpretato da Giancarlo Giannini).
Il sogno di Almerigo è quello di fondare con due amici un’agenzia di stampa indipendente, la Albatross, una start up ante litteram con l’intento di raccontare il mondo in prima linea e senza filtri. E’ così che Almerigo diventerà un cronista e cine-reporter di guerra di livello internazionale e testimone di conflitti globali.
Una passione sfrenata, quella per il giornalismo di guerra, che lo accompagnerà fino alla morte, il 19 maggio 1987 in Mozambico, nella provincia di Sofala. Il 34enne verrà colpito da un proiettile vagante mentre era armato, come sempre, della sua cinepresa, intento a documentare una cruenta battaglia fra i miliziani anticomunisti della RENAMO, finanziati dal Sudafrica segregazionista, e i fedeli al governo in carica. Vito, invece, avrà un’importante carriera nei media che lo vede attivo ancora oggi.
Una passione mai paga, vissuta con determinazione ed audacia anche a costo della stessa vita, è questo il perno del film, le cui riprese sono proseguite fino al 15 novembre a Trieste, immortalando il Molo Audace, la stazione centrale, il piazzale di San Giusto e l’edicola di via di Tor Bandena, chiusa ormai da tempo, ma ben adatta per un’ambientazione anni ’70/’80. La troupe si sposterà poi in altre regioni italiane per concludere le riprese.
Il nome di Almerigo Grilz è oggi ricordato nel memoriale di Bayeux, in Normandia, insieme ad altri reporter uccisi mentre svolgevano la propria professione. Il suo nome è inserito anche nel Journalist Memorial del Newseum di Washington e alla Casa del Jazz di Roma nella lapide in memoria delle vittime innocenti delle mafie apposta all’ingresso e nel Pannello della Memoria di Ossigeno per l’Informazione. Ebbene, nonostante ciò, in Italia il giornalista triestino è rimasto nel limbo.
Infatti la sua morte è stata ricordata da pochi; dal conduttore Paolo Frajese del TG1; dal settimanale Il Sabato da Renato Farina e da Ettore Mo, inviato nei “luoghi impossibili” per il Corriere della Sera. Nel 2002 Gian Micalessin ha realizzato L’albero di Almerigo, un documentario filmato e montato assieme alle immagini girate dal giovane fotoreporter fino all’ultimo istante prima di morire. Un lavoro frutto del desiderio di Micalessin di vedere gli ultimi luoghi nei quali era vissuto il suo caro amico e collega e, soprattutto, con l’ intenzione di conoscere la sorte dei suoi resti, sepolti nel luogo dove il giornalista trovò la morte.
Tra le poche occasioni in cui si è cercato di tener viva la memoria del giovane fotoreporter, da ricordare quanto successo lo scorso maggio, in occasione della commemorazione della sua morte, quando il centro studi Primo Articolo si è fatto promotore con la collaborazione di un gruppo di amici e colleghi del reporter triestino, di organizzare un premio giornalistico in sua memoria, diretto a inviati di guerra under 40, che si erano particolarmente contraddistinti per l’impegno professionale e umano.