Migliaia di euro e 300 alberi: il prezzo del passaggio di Lorenzoni & Co. dall’ambientalismo di lotta a quello di governo

 

Quanto costa l’ideologia? Quanto tempo fa perdere la cocciutaggine di chi rifiuta la realtà poichè cozza con il mondo immaginario che ha in testa? Credo almeno 100mila euro.
Perchè tanto è costato, a spanne, lo studio di Net engineering che certifica quanto è già assodato da almeno una quindicina d’anni. E cioè che se la linea del tram sarà fatta tra Voltabarozzo e la stazione ferroviaria, solo un idiota o un pazzo può pensare di farla passare su altri percorsi che non siano quel lacerto di parco ricavato dal percorso dismesso di una rete ferroviaria, quella che congiungeva un tempo Padova a Piove di Sacco.

Lo scrive a chiare lettere Mauro Giacon, sul Gazzettino in edicola sabato (clicca sulla foto per ingrandirlo). Eppure ancora oggi sui giornali Arturo Lorenzoni dichiara “c’è tempo fino a giugno per decidere il percorso”. D’altro canto quello del passaggio del tram su quell’unico tracciato possibile è il secondo rospo che gli attivisti di Coalizione civica devono ingoiare nel giro di un mese. Prima la votazione del nuovo ospedale a Padova est, alla faccia del nuovo su vecchio tanto perentoriamente proclamato in campagna elettorale. Ora il passaggio del tram tra il ponte di Voltabarozzo e via Sografi, già origine della frattura tra Padova2020 e il Pd all’epoca dell’avventura di Francesco Fiore. Se gli “arancioni” hanno fatto finta di non vedere che a Padova Est la costruzione del nuovo ospedale sfonderà l’unico cuneo verde rimasto a San Lazzaro. Ora fingere che sulla ciclabile che diventerà tram non succeda nulla è un po’ più difficile. Insomma Lorenzoni & Co. si trovano ad applicare il progetto di Massimo Bitonci sul nuovo ospedale a Padova est, e quello dell’amministrazione Rossi sulla nuova linea del tram. Il tutto ostentando indifferenza, se non fastidio, a chi fa notare che sono stati eletti su premesse e promesse, diametralmente opposte. L’uomo della strada direbbe che hanno, politicamente, s’intende, la faccia come il culo. Capita, specie quando finito il tempo dei sogni elettorali, arriva quello della spartizione delle poltrone. E insomma, gente come Andrea Ragona, già animatore di Legambiente, dovrebbe rinunciare allo stipendio di presidente di BusItalia Veneto, in nome della coerenza con il programma che aveva sottoscritto in campagna elettorale. Ma la coerenza non paga le bollette.

E lo ricorda con coerente cocciutaggine l’urbanista Corrado Poli. che forse non ha sentito il contrordine compagni suonato in privato dalla coalizione che ha perso un pezzo importante sul fronte ambientalista: il professore Alessandro Angrilli, che oltre che animare il Comitato Difesa Territorio e Alberi se ne è andato sbattendo la porta giorni fa. E chissà cosa penserà quando vedrà la foto qui a fianco, scattata pochi giorni fa in via Venezuela. Testimonia l’abbattimento di un boschetto che insisteva su un altro ex sedime ferroviario, quello che costeggia la via fino all’imbocco di corso Stati Uniti. Almeno 300 alberi maturi tagliati di netto nel silenzio generale. chissà se lo sa l’assessore all’ambiente Chiara Gallani, e chissà cosa sarebbe successo che lo stesso abbattimento, uno dei più corposi della storia recente della città, fosse avvenuto in campagna elettorale. Ricordo anni fa un tale Matteo Lenzi che attaccò per giorni sui giornali la maggioranza retta allora da Ivo Rossi per dei ranuncoli sradicati in zona ex macello. Ora se ne è andato un bosco e nessuno ha detto nulla. Evidentemente esiste un ambientalismo di lotta e uno di governo. Ed anche sulla delega all’ambiente arrivano strane voci sul ritorno di un ex assessore all’ambiente, che starebbe seguendo il proprio libero arbitrio, ma questa è un’altra storia.

Alberto Gottardo