Ha scelto la mensa universitaria Piovego Giovanni Manildo, per iniziare la corsa allo scranno di presidente del Veneto. “Mi sto allenando a fare il cammino di Santiago da Porto, cammino 18 chilometri al giorno, ma questa è una maratona a cui avevo detto di no due volte. Poi ho capito che mi avrebbe sostenuto tutto il centrosinistra ed allora ho accettato. Slogan? A me piace “Dal Veneto di uno al Veneto di tutti” ma decideremo più avanti quando presenteremo il programma. Per ora i prossimi due mesi saranno di ascolto del territorio, ed abbiamo iniziato oggi dai giovani, nel giorno in cui i giornali attestano che Padova è il primo tra i grandi atenei di Padova. Questo è il Veneto che ci piace”. A dirlo Giovanni Maildo, fino a sette anni fa sindaco di Treviso, l’unico che riuscì a interromepere il filotto di sindaci leghisti nella Marca e che ora ha il compito piuttosto arduo di interrompere il filotto Galan -. Zaia che ha governato la Regione dalla fine del secolo scorso fino al primo quarto di questo, senza che mai il centrosinistra potesse sperare di andare oltre ad una volenterosa opposizione.
A che anima del centrosinistra parla Giovanni Manildo? “Io rivendico di non avere appartenenze, l’unica che sento davvero forte sul piano pubblico è quella al corpo degli Alpini, e contemèporaneamente però sono sempre rimasto iscritto al Partito Democratico ma conto che tutto il campo largo sostenga la mia candidatura”.
A chi gli chieda che effetto gli faccia sentire il passaggio dell’ultimo discorso di Enrico Berlinguer tenuto proprio a Padova in campagna elettorale (per le europee), Manildo dice “sarà il mio metodo, strada per strada, azienda per azienda, casa per casa – cita Manildo – perchè se si fosse trattato di fare una proposta politica e programmatica di plastica, magari con chat GPT, non avrei accettato la candidatura”.
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