Appe Padova lancia l’appello: “Esercenti sepolti dalle pratiche burocratiche”

 

Non è ammissibile che l’attività principale di un esercente o commerciante sia diventata inseguire l’ultimo emendamento, l’ultimo obbligo, l’ultima novità in termini di adempimenti obbligatori! Non si è più liberi di lavorare, si deve pagare una persona ad hoc che segua ed aiuti a districare tutto l’ingarbugliamento di norme e adempimenti fiscali e burocratici che ogni giorno sommergono i piccoli imprenditori, pasticceri, ristoratori, baristi.
A sostenerlo è l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi e, questa volta, senza il nome del portavoce perché «siamo tutti nella stessa barca, è come se questa dichiarazione fosse fatta all’unisono dai 1.500 soci dell’APPE».

Non basta sostenere un carico fiscale superiore a tutti gli altri paesi europei, la quantità di “carte”, documenti, dichiarazioni che bisogna procurarsi per poter continuare a svolgere la propria attività è diventata insopportabile.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’autorizzazione per il trasporto di alimenti/materie prime anche se confezionate e anche se non deperibili.

Gli esercenti dell’APPE sono ormai demoralizzati. «Proprio in questo periodo di contrazione dei consumi, in cui ci stiamo impegnando per fornire servizi e prodotti sempre migliori, non possiamo permetterci di togliere del tempo alla nostra attività principale per inseguire l’ultima normativa in voga».

Ricordiamo che le tasse complessive che gravano sulle imprese italiane assorbono il 68,6% del profitto: un livello del 50 per cento superiore alla media europea, che è del 44,3% (studio “Paying Taxes 2011” elaborato dalla Banca Mondiale assieme alla società di consulenza PricewaterhouseCoopers  e che ha preso in esame 183 Paesi, valutando il peso di tributi nazionali e locali e dei contributi sociali sull’attività delle imprese) e, come se non bastasse, la burocrazia rende difficile la vita alle nostre imprese che, per pagare tutte le tasse, impiegano 285 ore l’anno, posizionandosi al 123° posto della classifica mondiale. A conti fatti, senza contare le notti, un’azienda italiana impiega mediamente quasi 24 giorni per essere in regola con tutti i pagamenti all’erario ed agli istituti di previdenza.

Negli ultimi anni nella nostra città si sono verificate numerose chiusure di attività storiche dovute anche per una overdose tributaria e di burocrazia fiscale.

La priorità della categoria dei Pubblici Esercizi è, dunque, quella di semplificare la burocrazia fiscale e non solo, ed abbassare la pressione fiscale, in modo vero, non spostando il prelievo da un’imposta all’altra facendo il “gioco delle tre carte”.