Premessa: è pur sempre domenica. E quindi, se vi va, fate finta che sia il Vangelo di Luca, il più lungo dei quattro. E allora godetevi questo lungo raccontone di Davide D’Attino che spazia da Oughourlian a Banzato passando per gli americani.
“Resteremo anche in serie B”. Quando la sbornia era appena all’inizio, venerdì della scorsa settimana a Lumezzane, nel ventre dello stadio Saleri, l’amministratrice delegata Alessandra Bianchi e il presidente Francesco Peghin, decidendo di togliersi “qualche sassolino dalle scarpe” e sostenendo una di aver “risposto con i fatti alle voci fastidiose di cessione” e l’altro che alcuni “hanno fatto pure qualche rito voodoo per far sì che non salissimo” (non proprio il massimo dello stile, se non altro a caldo, nella giornata più brillante della storia del Padova dal 2019 ad oggi), sono stati piuttosto netti: il Biancoscudo, di nuovo tra i cadetti dopo sei anni, ripartirà da loro due. Almeno fino a prova contraria.
E chissà se lo farà anche dal direttore sportivo Massimiliano Mirabelli (l’unico, ai piani alti di viale Rocco, che non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione pubblica dopo la promozione, cosa che si dice dovrebbe fare, più o meno a breve, con una conferenza stampa in solitaria) e dall’allenatore Matteo Andreoletti, che la stragrande maggioranza dei tifosi padovani ritiene il principale artefice di una stagione da record.
Ma in attesa di capire pure se i giocatori più forti della rosa (a nostro avviso Fortin, Delli Carri, Belli, Perrotta, Villa, Crisetig, Varas, Fusi, Bortolussi, Spagnoli e Bonaiuto) indosseranno la maglia biancoscudata anche nel prossimo campionato, l’interrogativo più sostanziale che tanti si pongono, molti già dalla scorsa estate, è il seguente: al nastro di partenza della nuova stagione, patròn Joseph Oughourlian sarà ancora l’azionista di maggioranza del Padova, conservando quindi l’attuale 68,2% del patrimonio azionario?
Malgrado i continui tentativi di qualcuno di smentire qualcosa che nessuno ha mai scritto (affermare che, qualora il finanziere francese di origini armene fosse intenzionato a lasciare, ci sarebbero alcuni soggetti interessati ad acquisire le sue quote è cosa ben diversa dal dire che la società è in vendita), la domanda ha un suo perché. E nonostante alcuni provino insistentemente a darla al suo posto, la risposta può arrivare soltanto da lui.
Non resta dunque che aspettare JO, atteso in città sabato 17 maggio prossimo, in occasione del secondo ed ultimo match della Supercoppa di C contro l’Entella. E magari cercare, se possibile, di mettere in fila un paio di cose.
Nel diventare azionista di maggioranza del Biancoscudo, a maggio del 2019, come tutti gli uomini d’affari che (piaccia o meno) trattano una squadra di calcio alla stregua di un’azienda che produce viti e bulloni, JO avrebbe stilato un piano industriale di sei anni, al termine del quale, a prescindere dai risultati economici (e nel nostro caso, anche sportivi), si sarebbe poi spostato per investire altrove.
Ebbene, dando retta a questa ricostruzione (confermata da più parti), il sesto ed ultimo anno con JO al timone sarebbe proprio questo, che si è appena concluso nel modo in cui tutti sappiamo. Cosa che, sostiene adesso qualcuno, potrebbe convincere il proprietario del fondo d’investimento Amber Capital a restare al comando, addirittura (si racconta) con l’obiettivo di costruire una squadra che punti, da subito, alla promozione in A.
Allo stesso tempo, però, si dice che, a maggio dello scorso anno, dopo l’eliminazione dai play off per mano del Vicenza, il finanziere franco-armeno avrebbe ribadito a tutti i suoi più stretti collaboratori, soci inclusi, che la stagione 2024-2025 sarebbe effettivamente l’ultima della sua gestione, di certo non aspettandosi che, malgrado un mercato a budget ridotto, il Padova avrebbe vinto il campionato.
Insomma, già dalla tarda primavera del 2024, JO avrebbe cominciato a guardarsi in giro, sperando che qualche imprenditore, preferibilmente padovano, come fatto un anno prima da Peghin (entrato in società col 25%), potesse dargli una mano, acquisendo quantomeno metà delle sue quote. Ma tale ricerca si è rivelata un buco nell’acqua. E allora, contando sulle sue sterminate e qualificate relazioni internazionali, avrebbe sparso ovunque la voce, catturando l’interesse di uno o più gruppi di soggetti statunitensi impegnati nell’alta finanza nonché, alcuni, nel controllo di società sportive.
All’inizio, quando nessuno avrebbe appunto mai immaginato che il Padova potesse rimanere in testa alla classifica pressoché dalla prima all’ultima giornata, al club di viale Rocco, come sempre succede in vicende del genere, sarebbero stati dati due diversi valori (al netto dei debiti, da sanare a prescindere): uno in caso di permanenza in C e un altro, invece, in caso di promozione in B. E visto che si è dovuto aspettare fino alla partita di Lumezzane per conoscere l’esito della stagione, gli americani (che al di là di come andrà a finire la trattativa, si dovrebbero palesare e raccontare la loro versione dei fatti) non avrebbero ancora presentato l’offerta ritenuta congrua da JO. Tanto che, a breve, potrebbero tentare una sorta di “all-in”. O la va o la spacca.
E il patròn franco-armeno? Alcuni, come detto, assicurano che il ritorno tra i cadetti dopo sei anni l’avrebbe convinto non solo a restare saldamente al comando di viale Rocco, ma anche a rilanciare, persino tentando già dal prossimo campionato la salita nella massima serie. Altri, come detto, sostengono invece che JO avrebbe intenzione di dismettere in toto o quantomeno in parte il proprio patrimonio azionario, qualora ovviamente ci fosse qualcuno di solido a cui affidarlo. E sembra appunto che questo qualcuno non manchi.
Ma negli ultimi giorni, come se non bastasse lo scenario intricato appena descritto, si è diffusa un’altra indiscrezione, secondo la quale il presidente Peghin sarebbe montato in pressing nei confronti dell’amico Alessandro Banzato, plenipotenziario di Acciaierie Venete, già presidente del Petrarca Rugby e tra i maggiori soci de “Il Mattino di Padova”. E’ vero, non è la prima volta che il suo nome viene accostato al Biancoscudo, magari anche solo come auspicio. Ma adesso, come garantiscono da più parti, ci sarebbe qualcosa di serio e concreto. Banzato, per farla breve, si sarebbe detto disponibile a dare una mano al club di viale Rocco, indipendentemente dal suo graduale disimpegno dai “tuttoneri” della palla ovale. E le ipotesi, secondo i beninformati, sarebbero tre: rilevare, sin da subito, tutte le quote di JO; entrare in società inizialmente con il 25/30% per poi, nel giro di qualche anno, assumere la maggioranza delle azioni; oppure limitarsi, almeno per il momento, a diventare il principale sponsor di maglia.
Dati di fatto, voci, ragionamenti, deduzioni. E comunque, pure qui fino a prova contraria, la certezza sembra una sola: il Padova è e resterà in buone mani.
PS : L’urgenza più impellente si chiama stadio Euganeo. Se il campionato di B cominciasse domani, infatti, non sarebbe a norma. E la squadra, per quanto temporaneamente, sarebbe costretta ad individuare un altro impianto in cui disputare le partite casalinghe. In proposito, sembra che da Cittadella abbiano già risposto picche. E allora, scartando per ovvi motivi il Menti di Vicenza, pare che si potrebbe virare sul Mazza di Ferrara.
Ecco, non è questa la sede per distribuire colpe a destra e a manca. Ma deve essere un obbligo, per tutti, evitare che il ritorno tra i cadetti venga festeggiato lontano da Padova.
Davide D’Attino