BCE conferma tassi e quantitative easing

 

L’ultima, attesa riunione della Banca Centrale Europea si è conclusa senza alcuna novità di sorta, con il consiglio direttivo dell’Eurotower che ha lasciato i tassi di interesse invariati, con il tasso Refi allo 0,25%, il tasso sui depositi negativo a -0,4% e il tasso marginale a 0,25%. Una conferma ben auspicata dagli analisti, che va ad aggiungersi alla ichiarazione secondo la quale i tassi si manterranno su livelli pari a quelli attuali per un periodo di tempo ben prolungato, e comunque oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività.

 

A proposito di tali acquisti netti, la BCE ha confermato altresì il programma di quantitative easing nell’attuale entità (60 miliardi di euro al mese), e ribadendo che un simile impegno durerà fino ad almeno dicembre 2017, aprendo però a spingere oltre il limite temporale, qualora necessario e qualora non si riscontrerà un aggiustamento durevole dell’inflazione.

 

Proprio il passaggio legato al prolungamento potenziale degli acquisti – sottolineava webeconomia.it – sembra essere una delle poche variazioni rispetto alle attese di una parte dei macroeconomisti, che ipotizzava che per la prima volta, nel comunicato di luglio, potesse venir meno il riferimento alla volontà della BCE di ribadire la sua prontezza nell’ampliamento del piano di QE in termini di entità o durata, nell’ipotesi di peggioramento dell’economia.

 

Ulteriormente, nella sua conferenza stampa il presidete Mario Draghi ha poi rivendicato come le politiche della BCE siano state fondamentali per poter condurre il vecchio Continente (e in particolare l’Eurozona) al di fuori del contesto della deflazione, e siano state altresì fondamentali per poter mantenere delle condizioni finanziarie favorevoli, come avvenuto nel corso di questi mesi.

 

A proposito di condizioni, Mario Draghi ha poi confermato come il rafforzamento della ripresa economica sia attualmente in atto, e si stia diffondendo a sempre più settori. I rischi sulla ripresa vengono inoltre definiti ora come bilanciati, sebbene tale quadro – si legge nelle dichiarazioni del presidente dell’Eurotower – si debba ancora trasferire in una dinamica più forte dell’inflazione.

 

Tornando poi a parlare di ripresa, rispondendo alle domande di un giornalista il governatore ha spiegato come durante il meeting si sia parlato di rafforzamento della crescita economica, ma si sia altresì preso atto della mancanza di segnali forti sul fronte dell’inflazione, con il Consiglio che – per citare le parole dello stesso Draghi – dovrà essere “paziente” e “prudente” nel reiterare la sua posizione.

 

A questo punto, l’attenzione si sposta tutta nei confronti delle prossime riunioni del Consiglio direttivo, e in particolar modo a quella di inizio autunno, quando la BCE potrebbe parlare in modo più aperto di modifiche alle politiche di stimoli monetari, ma senza dare delle scadenze precise. Draghi ha poi aggiunto affermando che l’obiettivo principale della BCE è quello di un’inflazione vicina al 2%, e come attualmente si sia piuttosto lontani da tale target.

 

Complessivamente, le dichiarazioni di Draghi non hanno rappresentato grande sorpresa, ma il passaggio legato alla conferma della possibilità di prolungare o invigorire gli acquisti netti ha penalizzato l’euro sui mercati finanziari, inducendo gli economisti a ritenere che probabilmente la posizione super accomodante della BCE possa durare più a lungo delle previsioni.