Bitonci lancia la fatwa contro sexy shop e slot machine. Pavanetto: “preoccupa l’imam di Cittadella”

 

Dopo aver vietato i kebab con una nuova ordinanza il sindaco di Cittadella Massimo Bitonci vieta anche l’apertura a Cittadella di sexy shop e sale per slot machine. Ed a questo punto qualche preplessità sulla crociata del sindaco leghista inizia a venire anche dal Pdl. Il Mattino di Padova ha pubblicato integralmente una lettera dell’assessore Pavanetto che riportiamo integralmente qui di seguito:
Niente kebab. Niente circoli privati per poker e slot machine e, già che c’eravamo, vietati anche i sexy shop. Più che sindaco di Cittadella, l’amico Massimo Bitonci sembra candidarsi ad un ruolo di moralizzatore degno dei regimi islamici che contesta, anziché di una moderna democrazia com’è quella italiana.

La sua è una visione della vita che personalmente non condivido. Infatti, vorrei essere libero di comperarmi un kebab se lo ritengo opportuno, di frequentare sexy shop e giocare alle macchinette. In generale, non credo che un sindaco dovrebbe decidere per me ciò che è bene e ciò che è male.

Anche la nostra Costituzione appare più evoluta dell’idea bitonciana della vita, poiché tutela le libertà e i diritti civili pur nel rispetto del confine con le libertà altrui. Prevede anche che l’iniziativa economica sia libera, basta che si svolga senza recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. In pratica significa lasciare il massimo spazio alle imprese e agli artigiani, che in tempi di crisi certo non hanno bisogno di ulteriori cavilli.

Nel contempo, significa che un’amministrazione locale debba vigilare che le attività si svolgano secondo le norme di legge e agisca nel caso si accertino delle violazioni.

Tutelare l’ordine pubblico e la libertà altrui limitandosi ad imporre divieti da inquisizione, sembra invece una censura di sapore medievale che nulla ha a che fare con il ruolo di un sindaco. Anzi, viene il dubbio che dietro l’imposizione continua di limiti e regole morali, si nasconda in realtà il tentativo di deresponsabilizzare l’amministrazione locale dall’esercizio di quel ruolo di controllo che le è proprio.

Nessuno dovrebbe poter mettere in dubbio ciò che il nostro Paese e tutti i Paesi democratici hanno ottenuto a caro prezzo. Nell’etica, il libero arbitrio è il concetto che sta alla base della responsabilità di un individuo per le sue azioni. Su questo principio quindi ognuno ha il diritto di scegliere il bene o il male nella consapevolezza che tale scelta comporta sempre e comunque una conseguenza di cui siamo tutti chiamati a rispondere: da un giudice naturale in terra o, per chi crede, da Dio nell’Aldilà. Il che, in entrambi i casi, non è prerogativa di un sindaco.

C’è poi il nodo della trasgressione: il divieto di aprire sexy shop o di giocare d’azzardo non comporta alcun vantaggio nemmeno sul piano educativo. L’imposizione è lo strumento meno indicato per aiutare un giovane a capire come vivere la vita con equilibrio, mentre chi ha deciso di vivere trasgredendo cercherà altri canali per raggiungere lo stesso scopo.

Per tutti questi motivi, da assessore alla Sicurezza della Provincia di Padova mi auguro che la proposta della Lega per tutelare i cittadini sia più costruttiva e meno propagandistica. Anche perché si continuano ad adottare due pesi e due misure, spesso e volentieri in antitesi tra loro: una “istituzionale” a Roma, l’altra “populistica” sul territorio.

In conclusione a Bitonci e agli amici della Lega vorrei ricordare che un sindaco non è un genitore, non è un custode della morale né, tantomeno, deve correre il rischio di trasformarsi in un imam“.

Enrico Pavanetto
assessore provinciale alla sicurezza