Carne da macello, una mostra per niente banale, a partire dall’ambientazione scelta

 
Carne da macello, la mostra delle foto di Giulio Favotto all’ex macello di via Cornaro

C’è la foto di un cuore appeso con un gancio. Alla fine della mostra si ha l’impressione che sia il tuo. Perchè le foto di Giulio Favotto fanno questo effetto, parlano di carne e di viscere ed alla fine capisci che la carne e le viscere sono le nostre. E che è letteralmente un macello questo nostro mondo, in cui rischiamo di essere fatti a fette da chi ci vede come animali e tiene il coltello dalla parte del manico. Di tutte le performance artistiche di fotografia impegnata che ho visto, questa è quella che mi ha scavato di più in profondità un solco.
Sarà stato merito dell’ambientazione, sarà stato perchè ad accompagnarmi c’era mia figlia Giulia, che tra qualche anno mi guarderà sbalordita quando le racconterò che in Italia ci si distingueva tra “noi” e “loro” e si parlava di invasione, si scriveva di scontro di civiltà, ci si scannava sul colore della pelle.
E basta guardare come Giulia scopriva le foto appese nella “macelleria”, allestita da Giulio Favotto assieme alla curatrice Anna Marion, per capire che a lei quei volti e quei pezzi di corpo umano ritratti come quarti di bestia, fanno un effetto tutto diverso. Non sa Giulia, dei tempi angosciosi che stiamo vivendo. E credo che ne vivrà di migliori, crescendo in una classe come quella che ha iniziato a frequentare in questi giorni, più simile ad una assemblea delle nazioni unite che al filò del nonno di metà ‘900.
Qui di seguito il comunicato stampa diffuso dal settore cultura del Comune di Padova:

Si inaugura venerdì 7 settembre 2018, alle ore 19, nello spazio espositivo della “cattedrale” ex Macello, l’installazione CARNE DA MACELLO che sarà visitabile fino al 23 settembre (orario: da martedì a venerdì ore 16:00-20:00, sabato e domenica ore 10:00-12:00/16:00-20:00, ingresso libero).


Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, l’installazione rappresenta la maturazione di un progetto fotografico diffuso, ideato e sviluppato da Giulio Favotto e proposto per la prima volta lo scorso anno a Castelfranco Veneto fra le vie del centro storico e il laboratorio di una macelleria. In questa sua seconda installazione padovana, composta da una cinquantina di opere, il progetto è stato ampliato con un corpus inedito di scatti.
Nel giorno dell’inaugurazione sarà ospitata una performance a cura di Laura Moro e del Collettivo Arthemigra Satellite sul tema.
CARNE DA MACELLO è un’istantanea sul tema dell’accoglienza dei migranti nell’odierno flusso migratorio che infiamma le cronache europee.

Il 30 gennaio 2017 il Magistrato Ilda Boccassini, riportando alla stampa gli esiti di un’indagine contro il traffico clandestino di migranti diceva:
“Se io so che ci sono degli sbarchi dove c’è carne da macello pronta – pronta nel senso che è
disponibile a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il Nord Europa […]
Allora io dico che la fortuna delle persone si determina nel posto in cui si nasce: i bambini che nascono in Italia probabilmente hanno un futuro diverso da un bambino che avrebbe, e ha, gli stessi diritti di un altro bambino che nasce nel posto sbagliato al momento sbagliato […]”

L’installazione, utilizzando la forza del linguaggio fotografico, intende porre una domanda: “Quanto umani siamo nel parlare di accoglienza?

Note biografiche:
Giulio Favotto si occupa attivamente di fotografia e video dal 2007. Coltiva un approccio trasversale e multidisciplinare fra linguaggi visivi e performativi applicandoli al racconto del paesaggio urbano, delle dinamiche umane e sociali e a problematiche legate allo sfruttamento animale.
Nel 2010 è cofondatore di otium, studio di comunicazione che integra fotografia e grafica in progetti commerciali di direzione artistica e identità visiva.
Collabora con il violoncellista Mario Brunello in progetti in ambito musicale e con la coreografa e danzatrice Laura Moro in performance legate allo spazio e al gesto.
Dal 2013 cura contenuti video e fotografici nelle produzioni di Anagoor, compagnia di teatro contemporaneo, che ha ricevuto nel 2018 il Leone d’Argento alla Biennale Teatro di Venezia.