Ciao Silvio, ti avevo anche votato. Ma quelli come te non mi fregano più

 

Ciao Silvio, ti avevo votato anch’io. Avevo 18 anni nel 1994. E con la tua caduta, finisce definitivamente anche la mia giovinezza. Ti avevo creduto, un paio di volte ho votato per te alle politiche e per Giustina Destro alle comunali. Lo dico senza vergogna e con un po’ di rimpianti. Perchè era bello crederti. Credere che ci fosse un paese in cui scorre latte e miele, dove è sempre Buona domenica e si può avere successo senza faticare. Un paese possibile solo se non ci fossero la Democrazia cristiana, i comunisti e quei rompicoglioni dei sindacati. Poi un po’ alla volta mi sono svegliato ed adesso che la sbornia è finita ti saluto senza rancore. Mi hai fregato perchè ho voluto farmi fregare. Una vocina dentro mi diceva che la vita vera è un’altra cosa, sono sacrifici e piccole soddisfazioni, che le regole non sono lì per essere aggirate, ma per permettere a tutti di correre la propria esperienza senza farsi lo sgambetto. Adesso vorrei non essere fregato un’altra volta. Vorrei un presidente del consiglio e una classe dirigente che fosse migliore di me, senza per forza sentirsi migliore di me e trattarmi come se fossi plebe. Delle persone che non amino contornarsi di puttane e lacchè, ma che accettino anche di confrontarsi con le mie idee. Proprio da questo bisognerebbe partire: il rispetto delle idee degli altri. Perchè la politica poi alla fine è questo: il cofronto di diverse visioni della cosa pubblica.
Mi piacerebbe che a guidare la nostra cosa pubblica ci fossero delle persone normali, con delle vite normali, e con un po’ di umanità in più che ci faccia sentire tutti sullo stesso livello, e non divisi in chi è alla corte di Versaille e chi fa parte del terzo stato.
E poi mi piacerebbe poter tornare a sognare di raccontare un giorno ai miei figli che era dura nel 2011, ma che ce l’abbiamo fatta, con tanto lavoro e la solidarietà tra persone oneste. Come mio padre racconta ai suoi 5 figli ed ai suoi 8 nipoti di com’era mettere su famiglia con mia madre a metà degli anni ’60. Anzi, forse mi basterebbe che quelli della mia generazione potessero averne quanti ne vogliono, di figli e poi tanti nipoti che ti chiamano nonno, non “papi”. Perchè alla fine il nostro futuro sta tutto qui. E vorrei arrivare a 75 anni senza trapiantarmi i capelli, senza nemmeno immaginare di scoparmi le minorenni e, come disse l’Economist, senza fottere un intero paese. Ciao Silvio. Ti ho votato. Ero giovane e stupido. Uno come te adesso non mi fregherebbe più.

Alberto Gottardo

Crozza/Berlusconi canta “My way”