Federcontribuenti calcola il peso della crisi: 7.700 euro in meno a famiglia

 

Un quarto della popolazione italiana ha un ISEE inferiore ai 3.000 euro, mentre il 28% dei nuclei familiari ha un ISEE che oscilla tra i 3 mila ai 9 mila euro, un nucleo ogni cinque (il 20,4%) ha un ISEE superiore ai 20.000 euro. Federcontribuenti: “nel 32,8% delle famiglie lavora una persona, nuclei monoreddito, mentre nel 35,4% delle famiglie non risulta nessuno occupato. Il Governo non ha bisogno di alzare il tetto ISEE per accedere al bonus Luce, siamo già quasi tutti nella soglia sopravvivenza”. Il 44% delle famiglie con ISEE vive in una casa di proprietà, il 28% abita in una casa in affitto, con contratto registrato ed il restante 27% occupa un’abitazione ad altro titolo.

La forza economica di uno Stato passa dalla sua capacità non di aumentare i sussidi ma, di creare posti di lavoro con contratti nazionali che prevedono una soglia minima di stipendio, uguali diritti e cancellino contratti inferiori ai 12 mesi.  “Tra l’altro per coprire tutti questi sussidi da una parte abbiamo aumentato il debito e dall’altra si aspettano 535,2 miliardi per le entrate tributarie, 77,9 miliardi per le entrate extra-tributarie e 1,7 miliardi per le entrate da riscossione di crediti. 612 miliardi da riscuotere da chi già subisce un carico fiscale ben al dì sopra della propria capacità reddituale”.  In Italia, 2,9 milioni di giovani, sotto i 25 anni, risultano disoccupati. Secondo l’Istat il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è del 28,2%.

Davanti a questa impietosa fotografia di povertà, per quanto riguarda i rifinanziamenti si segnalano, per rilevanza di importo, che in diversi casi si estende sino al 2036, le seguenti autorizzazioni di spesa:  23,5 miliardi per il Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027 (fino al 2029); 12,2 miliardi per le spese di investimento Difesa (fino al 2036);  5,35 miliardi per il fondo nazionale trasporti – TPL;  3,85 miliardi per le politiche di sviluppo dei settori ad alta valenza tecnologica per la difesa e la sicurezza nazionale (dal 2023 al 2036);  2 miliardi per l’edilizia scolastica (fino al 2036);  2 miliardi per l’edilizia sanitaria (fino al 2035); 1,95 miliardi per i contratti di sviluppo (fino al 2036); 1,5 miliardi per la tutela del patrimonio culturale; 1,5 miliardi per le missioni internazionali di pace (fino al 2024); 1,5 miliardi per le crisi d’impresa (fino al 2036).

La spesa pubblica e gli sgravi fiscali per far fronte alla pandemia hanno raggiunto il 6,8% del Pil. In media per ogni italiano, il sostegno statale è stato pari a 1.858 euro, molto meno che in Germania, 4.414 euro, Francia, 2.677 euro, USA, 9.311 euro e Regno Unito con 5.752 euro. “Considerando che in questi due anni le famiglie italiane si son viste bruciare 5.600 euro di reddito annuo è lampante come il sostegno statale di 1.858 euro risulti totalmente insufficiente a coprire il fabbisogno. Per quanto riguarda il debito pubblico pro-capite siamo passati da 39.864 € del 2019 a 45.285 € del 2021.

Non esistono altre soluzioni se non creare occupazione liberando gli autonomi da un terzo del carico fiscale che oggi subiscono e di tagliare di oltre la metà il costo del lavoro, sempre a carico del datore di lavoro.