Giorgio Santini, deputato ex sindacalista: “Giusta la riforma dell’articolo 18, la voto”

 

altGiogrio Santini, senatore del Pd, già segretario generale aggiunto della Cisl, spiega perchè voterà in Senato a favore della riforma dell’articolo 18.
Come senatore ( già sindacalista ) voterò la legge-delega per la riforma del lavoro. Perché essa prevede principi innovativi e riformatori per dare risposte positive alle principali difficoltà del lavoro, che rappresentano oggi il punto più acuto di sofferenza sociale.
Il rafforzamento delle Agenzie del lavoro pubbliche e private potrà finalmente migliorare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, promuovere un più rapido inserimento lavorativo dei giovani e la ricollocazione di quanti hanno perso il lavoro.
La riforma degli ammortizzatori sociali in chiave universalistica potrà assicurare una protezione sociale in caso di disoccupazione a quanti oggi ne sono sprovvisti, in particolare ai molti giovani impegnati nei lavori atipici e para-subordinati.
Sarà favorita la conciliazione tra lavoro e famiglia con la tutela universale della maternità e combattendo le discriminazioni di genere, a partire dalle dimissioni in bianco.
La semplificazione dei molteplici adempimenti burocratici che ingessano lavoro ed imprese darà un contributo- assieme alle misure di riduzione delle tasse e di sblocco degli investimenti – alla ripresa dell’economia.
Infine la tanto discussa introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti faciliterà nuove assunzioni con maggiore stabilità e durata, in particolare per i giovani, anche perché nel contempo è prevista una forte riduzione delle tante forme di contratto di lavoro di breve durata e di bassa contribuzione, che danno origine a tanti abusi ed incertezze.
A quanti nel Pd manifestano un forte dissenso vorrei ricordare che i contenuti della Delega Lavoro sono in linea con le migliori

esperienze riformistiche ( la c.d. flexicurity ) dei paesi europei socialmente più avanzati, anche quelli a guida PSE, ed hanno dato buoni risultati per favorire l’occupazione,in questi anni difficili di crisi economica.
Se si perde di vista questo quadro di riferimento e si polemizza unicamente sull’art.18 si commette un grave errore di valutazione.
L’art.18 non è una questione da prendere alla leggera ma essa non deve impedire l’approvazione della Delega – lavoro, senza la quale il mercato del lavoro rimarrebbe bloccato e frammentato come è ancor oggi, lasciando senza risposte migliaia di giovani e tanti over-50.
Chi si oppone a suo dire “da sinistra” otterrebbe un bel risultato : bloccherebbe una riforma che punta a facilitare nuove assunzioni ,lasciando il Paese in una situazione di disoccupazione altissima, con un sistema di tutele che spesso non arrivano dove c’è più necessità , tra i giovani e le famiglie più in difficoltà ormai risucchiate dal gorgo della povertà .
La pietra dello scandalo è data dal contratto a tutele crescenti che secondo i dissenzienti del Pd cancellerebbe l’art.18 e con esso ogni tutela del lavoratore in caso di licenziamento senza giusta causa.
Al contrario, tutta la discussione svolta finora in Senato assicura che, dopo i primi 3 anni, il lavoratore licenziato senza giusta causa possa ricorrere al giudice e che il licenziamento discriminatorio sia nullo e come tale preveda il reintegro del lavoratore.

Resta da definire la questione se quando un licenziamento viene dichiarato illegittimo si debba procedere all’indennizzo del lavoratore o al suo reintegro. L’attuale legge 92 prevede entrambe le possibilità, in base a specifiche casistiche. Nella realtà dei fatti c’è una netta prevalenza dell’indennizzo economico, spesso anche nei casi ( invero circoscritti ) in cui il giudice decide per il reintegro.

Questi nodi saranno definiti dal decreto legislativo ma quale che sia la scelta rimane indiscutibile che i lavoratori licenziati senza giusta causa saranno tutelati sia individualmente sia da una maggiore capacità del sistema delle tutele di favorire una loro più rapida ricollocazione lavorativa
Chi parla di libertà di licenziare, chi paragona Renzi alla Thatcher utilizza argomenti strumentali al solo scopo di alimentare una inutile e regressiva battaglia interna al Pd.
E’ una strada sbagliata.
Saremo tantissimi nel Pd ad impedire questa deriva, sostenendo la riforma del lavoro, approvando la delega in Parlamento e i decreti legislativi attuativi, con tutti i miglioramenti possibili, chiedendo al Governo di confrontarsi con le parti sociali e di recepirne le proposte utili.
L’impegno del Pd sarà concentrato per realizzare una riforma che aiuti l’occupazione ed accompagni con il sostegno al reddito e le politiche di ricollocazione ogni persona che si trovi in difficoltà nel lavoro, nei diversi momenti della propria vita.