La campagna elettorale a Padova entra nel vivo: sarà corsa a tre, Giordani – Peghin – Gislon

 

Un sindaco donna per guidare Padova con una forte attenzione alle politiche del sociale dopo che la città, uscita provata dalla pandemia e da coprifuoco e lock down ha a che fare con guerra e maxi bollette. E quella donna si chiama Francesca Gislon, figura che potrebbe costituire una autentica novità sulla scena della campagna elettorale padovana, finora parecchio sloffa.
La candidata infatti appare solida per base di consenso iniziale: a sostenere Francesca Gislon la componente “Nuovi Orizzonti” che vede in Marco Carrai, politico di lungo corso già presidente del Consiglio comunale e poi assessore delle giunte Zanonato, uno degli sponsor, ma non l’unico. Assieme a Carrai molti esponenti dell’attuale componente arancione, schiacciata dall’amministrazione Giordani ormai targata Pd da quando il vice sindaco è diventato Andrea Micalizzi e con la promozione/rimozione di Lorenzoni a volte lo stesso sindaco è apparso portavoce e viceversa.
L’avvocato Gislon infatti vanta una trentennale attività nell’associazionismo in rosa al fianco delle realtà che si battono per i diritti delle donne.
Al suo fianco può vantare oltre a Carrai grande parte del mondo che ha sostenuto cinque anni fa Arturo Lorenzoni.
E proprio l’ex vice sindaco (nella foto di stamattina è stato prorio così tutto il tempo tra le due porte a testa bassa) ed attuale consigliere regionale, è apparso al Caffè Pedrocchi poco dopo l’inizio della conferenza stampa. Morettianamente ha deciso che lo si notava di più se fosse andato e fosse stato in disparte, coerente con uno stile politico certo pieno di idee e rettitudine, ma anche sempre dimesso.
Marco Carrai ha introdotto la candidatura con la solita ricchezza di eloquio, spiegando che è una candidatura “a tutela di chi ha sofferto a causa dei due anni di pandemia e continua a soffrire gli effetti dei rincari e della guerra”. Concetto ripreso anche dalla candidata sindaco aparsa convintamente decisa a portare in una campagna elettorale per ora priva di programmi ma ricca di interessi, la politica che esula da appalti e cubatura commerciale.
“Partiamo dalla frustrazione delle persone che si sentono sole, e che non sono accompagnate nel rapportarsi con le istituzioni, siano esse il Comune, il Tribunale o l’Asl, partiamo dalle solitudini: vediamo la città soffrire, dobbiamo domandarci come aiutare queste persone e dare loro delle risposte che non siano burocratiche.  Non è vero che il Comune non può fare e non può fare subito, certo ci vuole impegno e innovazione, nel rispetto delle regole certo ma anche nel rispetto dell’urgenza da parte dei nostri concittadini di avere risposte”. E poi un concetto che era già stato ripreso da Carrai: cambiare metodo. Riferimento probabilmente al duopolio Sergio Giordani e il suo pesantissimo portavoce Massimo Bettin, che forse pensavano, specie quest’ultimo, di essersi tolto d’impiccio la politica civica con la partenza di Arturo Lorenzoni, logorato da quattro anni in cui non è riuscito, lasciato solo dalla componente in Consiglio comunale e dalle signore assessoresse, a toccare palla. Lorenzoni ha fatto ciò che ha potuto e non ha avuto il coraggio di ricandidarsi in prima persona, ma almeno oggi c’era e quella componente che crede nella politica più che negli interessi e nelle carriere individuali, ha una offeta politica forte, donna, preparata. Sarà finalmente una campagna elettorale di contenuto? C’è da aspettare il programma. Ma un pochino si può sperare che si vada oltre il “porto a Padova i schèi del PNRR” con Sergio Giordani e Andrea Micalizzi a sciorinare appalti e un Chicco Peghin a dire che lui serve a Padova, senza riuscire a dire a cosa serva. Tra 100 giorni si vota. Sarà una corsa a tre. E chi pensava di farcela al primo turno probabilmente dovrebbe iniziare a preoccuparsi un pochino. Facciamo due calcoli.
A Padova,una pandemia e una guerra fa andarono a votare al primo turno 90mila padovani. E’ assumibile che questa volta i votanti flettano per scendere sotto gli 80 mila. Chicco Peghin non è Massimo Bitonci e il traino del centro destra sarà inferiore. Possibile che quel vuoto venga colmato da Francesca Gislon? La candidata che alle scorse amministrative da candidata consigliera portò a casa 217 voti, può contare su un bacino elettorale teorico al massimo della sua potenzialità attuale di 15mila voti (voti presi da Lorenzoni – le preferenze prese da coloro che sosterranno Giordani Sindaco).  Se la matematica non è un’opinione e se Francesca Gislon riuscisse a dare una risposta ad almeno la metà del suo potenziale elettorale, Giordani dovrebbe dover sperare che il candidato del centro destra Francesco Peghin faccia meno del 40 per cento per vedere riconfermata la fiducia dei padovani al primo turno. Per capirci un risultato alla Giustina Destro nel 2004 (33% dei voti). In tutte le altre ipotesi e cioè con un Peghin al 40 per cento, il ballottaggio sarà quasi automatico dato che c’è da considerare anche l’incombente candidatura di un soggetto a sinistra espressione di Rc, Catai e gruppuscoli ex Cso Pedro che non si riconoscono in questa amministrazione uscente e rimane l’incognita di cosa farà il popolo che alle europee ha votato per Carlo Calenda, l’ex ministro che ora si troverebbe nella bizzarra situazione di sostenere una candidato sindaco assieme al Movimento 5 stelle.
Mancano grosso modo 100 giorni alle prossime elezioni. E da oggi si può dire che è iniziata una campagna elettorale vera.

Alberto Gottardo
P.S.: Chi scrive non ha mai votato Lega, ma non ha mai manco pensato di votare Arturo Lorenzoni nè alle comunali nè tantomeno alle regionali. Nel 2017 votai per sottrazione Sergio Giordani al primo ed al secondo turno. Stavolta l’amministrazione uscente non avrà il mio voto. E la conferenza stampa di oggi mi ha almeno incuriosito. E’ già qualcosa. Aspetto il programma per decidere se saltare un giro come alle ultime regionali, in cui ho espresso solo il voto per il candidato consigliere, o se partecipare con entusiasmo da semplice militante a questa campagna elettorale.