La festa delle scuole all’Arcella: quanto abbiamo da imparare da questi nuovi cittadini di Padova

 

L’hanno chiamata Festa grande scuola Arcella. E la lezione la stanno dando i nostri figli a tutta la città e forse a tutto il Veneto. Perchè a camminare con questi bambini, assieme alle mie due figlie Giulia e Rossella, in mezzo agli studenti delle materne, delle elementari, medie e superiori oggi ho imparato che questo quartiere ha un meraviglioso futuro e un presente fatto di colori sgargianti, di tante lingue e culture che si mescolano. L’Arcella è casa mia, lo è sempre stata, è tornata ad esserlo da un anno. La amo perchè è l’unico posto nel Veneto dove ti sembra di essere altrove, ti sembra di essere a Whitechapel a Londra; sali sul tram e se ti concentri sul vagone, potresti essere sull’underground del west end. L’Arcella è un pezzo di futuro prossimo venturo che si è fatto presente.
E lo ha dimostrato stamattina: tutti in corteo i bambini delle scuole materne, quelli delle elementari, quelli disciplinatissimi della scuola cinese. Con mamme e papà che si chiamano per nome e si frequentano con piacere, anche se i cognomi non sono tutti Carraro, Destro o Marangon.
Le mie figlie hanno compagni di classe con genitori che vengono dai diversi continenti, e una mamma, mia moglie, che dieci anni fa si è trasferita qui dall’isola che Cristoforo Colombo battezzò come India senza sapere che era il nuovo mondo. Ora il nuovo mondo è qui: fatto di un sentirsi a casa all’Arcella anche se non ci sei nato.
O di sentirsi orgogliosi e fortunati ad essere nati nel luogo dove morì Sant’Antonio di Padova. Che era straniero, veniva dai confini del mondo conosciuto di allora. I padovani all’epoca erano quasi tutti analfabeti. Eppure capirono subito l’essenza di quell’uomo e lo fecero il loro santo. Anzi “Il Santo” senza nome, ma con una forza simila al big bang. Sant’Antonio è morto proprio all’incorocio tra viale Arcella e via Minio. In quel luogo i padovani hanno posto una statua. Sotto c’è scritto: “Perchè il tempo non cancelli le orme del Santo e la sua benedizione accompagni tutti coloro che s’incrociano affannati per le vie del mondo”. Noi stamattina non eravamo affannati. Eravamo felici di vivere tutti insieme questa meravigliosa mattinata di sole. E credo che Sant’Antonio benedica ogni giorno questo quartiere, o almeno mi pare così.

Alberto Gottardo