La tenacia istituzionale produce risultati, la furia iconoclasta a mo’ di Isis padano lascerà solo macerie: Padova ha molto da imparare dal suo ateneo

 

Ho avuto il privilegio di rappresentare gli studenti dell’università di Padova in consiglio di amministrazione e in senato accademico ormai parecchi anni fa. Ed ho avuto il privilegio ancora più grande di conoscere l’allora Maginifico Rettore Giovanni Marchesini ed i prorettori Vincenzo Milanesi, e Giuseppe Zaccaria, diventati rettori dopo di lui. Ricordo che ero un ragazzino, parecchio scanzonato per giunta, ma capivo già allora quanto fosse importante che quella che è stata la prima zona industriale di Padova antesignana della Zip, diventasse la zona dell’industria più pesante che c’è in questo secolo: quella del pensiero, della conoscenza e del software. Lo spiegava Giovanni Marchesini nei consigli di amministrazione in cui si prendevano gli impegni portati avanti poi dagli altri due rettori. Sono passati quasi vent’anni ed oggi il Rettore Zaccaria ha ricordato questi passaggi. Per ricordare come, analogamente al nuovo Giardino della biodiversità, le grandi opere, le infrastrutture intelligenti, siano possibili solo se c’è oltre alla lungimiranza anche la capacità di giocare in una squadra che non cambi continuamente schema e soprattutto non passi i 90 minuti in campo a litigare, quando addirittura a farsi sgambetti tra compagni. 

E’ questa la lezione della Cittadella dello studente e del complesso del Nord Piovego, come lo si chiamava allora, finalmente ultimato. 

Non so se ci fosse l’attuale sindaco di Padova e non so se c’era, se abbia capito le parole pronunciate da Giuseppe Zaccaria. Rettore che, ne sono certo, non è sempre andato d’accordo con i suoi predecessori. Ma li ha sempre rispettati ed ancora di più, ha sempre rispettato il bene dell’istituzione che ha avuto il privilegio di guidare, evitando di disfare ciò che gli altri avevano faticosamente costruito. Fortunatamente la mentalità iconoclasta che sembra animare a mo’ di Isis padano gli attuali responsabili di palazzo Moroni, non ha contagiato la classe dirigente del Bo’. Possiamo contare sul fatto che almeno una delle componenti della città, tra qualche anno, lasci altro che macerie e occasioni perse, al proprio passaggio.  L’ateneo rimane un faro di stile e capacità progettuale anche e soprattutto nei periodi più bui e difficili di Padova, che anche oggi ha una lezione da imparare.

 

Alberto Gottardo

 

Questo il discorso pronunciato dal Rettore Giuseppe Zaccaria all’inaugurazione della Cittadella dello studente

Lo scorso 8 giugno, in occasione della posa della prima pietra dei lavori di ristrutturazione del complesso Beato Pellegrino, ho avuto occasione di sottolineare l’importanza e la necessità di garantire un principio fondante dell’ Amministrazione pubblica, che è particolarmente indispensabile per una realtà complessa e articolata come la nostra Università, e cioè quello della “continuità istituzionale”. Oggi però potremmo dire di essere di fronte al risultato di una insolita “tenacia istituzionale”, per non dire testardaggine, senza la quale questo traguardo non sarebbe mai stato raggiunto.
Nel nostro caso non si tratta infatti solo di un procedimento estremamente lungo, durato ben più di 10 anni, ma del superamento di una serie di costose, lunghe e complesse difficoltà, che avrebbero scoraggiato molte Istituzioni e i loro responsabili. In un tempo in cui, molto spesso chi governa una pubblica amministrazione, riesce a marcare la propria presenza solo azzerando le scelte fatte da chi l’ha preceduto, credo che questo esempio di forte coerenza istituzionale rappresenti un bel messaggio che l’Università di Padova manda alla società e al territorio.
L’avvio della “Cittadella dello Studente”, cioè di questo complesso di tre edifici, che si affiancano ai due edifici di Psicologia, costituendo così un mini campus, è nato durante il rettorato Marchesini, con l’acquisto del terreno avvenuto e l’incarico della progettazione allo Studio Valle, nel 2003. I lavori sono iniziati nel 2004 da parte del Consorzio Cooperative Costruzioni, attraverso una propria consorziata, che era la CCG di Palermo. Nel 2007 c’è stata l’interruzione dei lavori, causata dalla necessità di bonificare il terreno, dato che il progetto prevedeva la realizzazione di due piani di parcheggio interrato, per complessivi 19.000 mq. C’è stato il cambio di impresa, con una nuova consorziata del CCC, la ICI Coop di Ronchi dei Legionari, che ha affrontato con il compito con il necessario impegno. Dal 2007 al 2009, durante il Rettorato di Vincenzo Milanesi, il cantiere è stato impegnato nello scavo e nel costoso smaltimento dei circa 60.000 mc di terreno necessario per la realizzazione di due piani interrati e, finalmente hanno potuto prendere il via i lavori veri e propri, che sono terminati alla fine del 2013, con la necessaria coda dei collaudi e verifiche che hanno consentito di prendere ufficialmente in carico il complesso.
Se la posa della prima pietra del complesso Beato Pellegrino è stata considerato il “traguardo di montagna” di quella lunga e sofferta tappa della vita del nostro Ateneo, questa può essere, a buon diritto, considerata la nostra Paris-Roubaix, irta di buche e caratterizzata da un lungo e impegnativo pavé, che può dimostrare la qualità dei corridori forti. Ma anche questo traguardo è stato raggiunto.
La bussola che ha guidato l’Ateneo in questo duro percorso, dal Rettore Marchesini, che lo ha iniziato, al Rettore Milanesi, che lo ha proseguito, a chi vi parla, che lo ha concluso ad un livello di funzionalità rilevante, al Rettore Rizzuto, al quale il Piano Triennale degli investimenti 2015-17 assegna il compito di completare la sala convegni, alla quale mancano soltanto le finiture e gli arredi, è la consapevolezza della necessità di realizzare e completare un’opera fondamentale per i nostri studenti e per la qualità dei servizi che siamo loro in grado di offrire. In particolare – e qui vi parla colui che ha dovuto percorrere l’ultima impegnativa tappa del tour realizzativo – decisiva è stata la consapevolezza dei quattro punti cardinali che ci orientano nel nostro operare a servizio dell’Ateneo.
Il Nord, verso cui punta costantemente l’ago che ci indirizza, sono gli studenti. Giustamente questo complesso è stato denominato sin dall’inizio “Cittadella dello Studente”, non perché, come qualcuno ha mal inteso, si tratti di una Casa dello Studente, ma di un complesso di edifici e di servizi che nascono dalla attenzione e dell’impegno nei confronti degli studenti, che sono i nostri effettivi punti di riferimento, nel senso che è a loro che è destinato il nostro impegno. Qui c’è certamente una nuovissima Casa dello studente che, con i suoi 193 posti letto, di cui 10 per studenti disabili, con stanze dotate tutte di angolo cottura e servizi individuali, va ad incrementare sensibilmente la disponibilità di posti che L’ESU mette a disposizione degli studenti. La Casa dello Studente viene consegnata in questi giorni all’ESU, in base alla convenzione che abbiamo sottoscritto già nel 2013, e che sarà funzionante dall’inizio del prossimo anno accademico. Ma oltre ai posti letto, ci sono importanti spazi per lo studio, che saranno a disposizione di tutti gli studenti che gravitano su questa cittadella, con un accordo con ESU in fase di perfezionamento, ed una serie di servizi complementari per gli studenti che vi saranno ospitati. Ma agli studenti sono destinati anche i servizi didattici del plesso destinato in gran parte al Centro Linguistico di Ateneo e, in parte, ad aumentare gli spazi didattici con le nuove aule, come questa in cui ci troviamo, e ad ospitare i Servizi didattici dell’Amministrazione centrale.
Al polo Sud dobbiamo considerare il rapporto con la città. L’Università non solo è, come ogni tanto ci ricorda il Prorettore all’edilizia, il più grande conservatore del patrimonio storico-edilizio di Padova, con gli oltre 150 edifici, molti storici, a partire dal Bo, la stragrande maggioranza comunque di interesse architettonico, con i vincoli che ne derivano, garantendo alla città una splendida immagine nei confronti dei tanti turisti e visitatori che la frequentano e che, ad esempio, possono gustare liberamente gioielli come il cortile antico del Bo o le facciate di decine di edifici conservati con importanti investimenti da parte dell’Ateneo, accompagnati da investimenti ancora più rilevanti per realizzare adeguate condizioni di sicurezza alle persone, in primis agli studenti, e alle attività che vi si svolgono. Ma oltre a quest’opera enorme anche se non sempre visibile di conservazione-valorizzazione, l’Università sta donando a Padova delle presenze-testimonianze di alta architettura che impreziosiscono l’intera città e alcuni suoi quadranti cruciali, con la loro presenza, ma anche con gli stimoli che lanciano a chi opera nel campo dell’architettura e dell’ingegneria edile, oltre che alle Imprese. Un anno fa abbiamo inaugurato il “fiore di Botta”, oggi inauguriamo questo complesso di Valle. Nel complesso Beato Pellegrino vi sarà il segno di Paolo Portoghesi. Credo di poter legittimamente dire che si tratta di un contributo importante alla crescita culturale ed edilizia di questa città.
Al polo Est consideriamo lo sviluppo scientifico-didattico del nostro Ateneo. È questo l’obiettivo di questo edificio, dove è stato insediato, ed è già operativo il Centro Linguistico di Ateneo, concentrando in questa sede tutte le attività che esso svolge, non solo per i Corsi delle varie lingue straniere, ma anche per i corsi di italiano per studenti stranieri, e, per i corsi di inglese destinati a tutti gli studenti e dottorandi dell’Ateneo. Si tratta di una scelta che fu senz’altro lungimirante e che oggi, con le più recenti iniziative attivate dalla nostra Università, e con la fortissima spinta che abbiamo voluto imprimere all’internazionalizzazione del nostro Ateneo, ci consente di restare all’altezza della competizione internazionale e di formare efficacemente anche quegli studenti che nel percorso della Scuola Superiore non avessero potuto apprendere adeguatamente l’inglese. Il CLA potrà avvalersi delle 11 aule del primo piano, per tutti i corsi di lingue, dei 9 laboratori informatici al secondo e terzo piano, per tutte le attività formative, per le esercitazioni e per i test linguistici di accesso. Inoltre, il quarto e quinto piano ospitano gli uffici e gli studi dei docenti, dei lettori madrelingua, gli spazi per i tecnici, oltre al Servizio didattico di Ateneo. Questa concentrazione delle attività linguistiche, oltre alla ottimizzazione delle risorse, consentirà quella sinergia di competenze che darà ulteriore impulso all’attività scientifica a livello nazionale e internazionale.
Il terzo edificio di questa cittadella, comprende la sala convegni, che sarà presto completata e arredata e i tre piani degli uffici della Sezione di Psicologia Applicata del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, e Psicologia Applicata. Questa destinazione, che ha visto anche un contributo decennale della allora Facoltà di Psicologia, consente anche la riorganizzazione degli spazi dei due Dipartimenti di Psicologia, realizzando anche in questo caso una ottimizzazione delle risorse e delle attività scientifiche di questo settore disciplinare.
Al polo Ovest consideriamo il coinvolgimento delle energie vive di questa città. A parte un contributo da parte del MIUR tramite Cassa Depositi e Prestiti e della Regione Veneto prevalentemente per la Casa dello Studente, il costo, notevole di questa realizzazione è stato a carico dell’Ateneo. L’intervento ha però coinvolto anche se in diverso modo due Enti che hanno capito l’importanza di questa realizzazione. Da una parte la precedente amministrazione comunale di Padova, che ha realizzato la pista ciclabile lungo Via Venezia, dall’altra la Fondazione Cariparo, che si è accollata l’onere, per un importo complessivo di 8.5 M€, per la quota di interessi sul mutuo che è stato acceso per finanziare l’opera al netto dei contributi prima richiamati. Non posso quindi non ringraziare entrambi, in particolare ringrazio sentitamente il Presidente Finotti della Fondazione Cariparo, che anche in questa occasione ha dimostrato l’attenzione a quegli interventi propulsivi per la città, ai quali non ha mai fatto mancare il supporto della Fondazione Cariparo, che presiede con lungimiranza.
Consegniamo quindi un’opera fondamentale per la vita futura del nostro Ateneo agli studenti e ai docenti che quotidianamente la animeranno e a tutta la città che potrà essere orgogliosa di un nuovo complesso contraddistinto da alta qualità architettonica e funzionalità.