Le norme sul distanziamento sociale non fermano i pellegrini di Sant’Antonio

 

altSeconda domenica di Tredicina e la Basilica di sant’Antonio inizia a mostrarsi affollata di pellegrini che, nel rispetto di tutte le direttive anti covid, dalle prime messe di stamani hanno iniziato a venire a salutare il Santo.
161 fedeli alla messa della 6.30; 263 alla messa delle ore 8.00; 350 devoti alla messa delle ore 9.30 presieduta da Sua Ecc.za Mons. Gianfranco Agostino Gardin, vescovo emerito di Treviso, alla quale è intervenuto anche un gruppo di pellegrini arrivati da Jesolo. Sono arrivati anche alcuni pellegrini, a piedi, partiti nella notte, da Camposampiero, da Curtarolo, da Piove di Sacco.
Un gruppo di pellegrini della Associazione RUN di Camposampiero si sono messi in cammino alle 4.00 di questa mattina e sono arrivati in Basilica per la Santa Messa delle ore 11, alla quale hanno preso parte 400 fedeli.

Grandi numeri ma non assembramenti
Secondo le disposizioni anti covid imposte dalle autorità, oltre ai 200 posti stabiliti all’interno del santuario, i devoti hanno occupato gli altri 150 posti allestiti nel Chiostro del Noviziato; ma stamani, molti si sono disposti in maniera ordinata e distanziata anche sulla balaustra del Chiostro della Magnolia per seguire, attraverso gli altoparlanti messi in funzione dei frati, l’audio della santa messa (vedi foto in allegato), in un suggestivo clima di silenzio e raccoglimento.
Stamani alle 12.50, alle Reliquie sono stati conteggiati 558 passaggi.

Ieri la giornata del Patriarca Moraglia
Ieri, sabato 6 giugno, è stata la serata del Patriarca Moraglia, che nella sua Omelia ha più volte posto l’accento al difficile momento sociale, spirituale, umano ed economico che stiamo vivendo a causa della pandemia. «In tempo di pandemia anche la festa del Santo risente – come del resto altre iniziative – delle attenzioni richieste per la sicurezza e la salute pubblica. Tutto ciò comporta inevitabili disagi e aggiustamenti, ma anche spinte alla creatività e all’uso dei nuovi mezzi della tecnologia. Il cristiano, che è anche cittadino, ha a cuore le persone e il bene comune ed è chiamato ad agire in modo responsabile e prudente. […] Covid-19, in questi mesi, ha rivoluzionato la vita d’interi continenti e ci ha fatto vivere giorni difficili. Il tessuto sociale ed economico, il mondo del lavoro, in particolare dell’impresa, sono stati e saranno sottoposti a dura prova; è essenziale che i singoli e le istituzioni – l’Europa, i governi nazionali e locali, i corpi intermedi, gli istituti di credito (realtà fondamentale e così delicata e provata nella nostra regione) – facciano, fino in fondo, la loro parte perché la declamata “ripartenza” sia possibile per tutti e non escluda nessuno: famiglie, anziani, giovani, diversamente abili, scuola, attività produttive, turismo, realtà aggregative. È essenziale che vi siano risorse e strumenti adeguati per accompagnare questa fase e così sia possibile rialzarsi e guardare con speranza al futuro. […] Nel tempo del Covid-19 il Santo ci esorti a ripensare davvero chi siamo e chi è l’uomo, ossia ad interrogarci sulla bontà delle nostre relazioni personali e sociali, sulla nostra società. Ci prenda per mano e ci aiuti a vivere da cristiani questi giorni con responsabilità, carità e solidarietà, facendoci carico – ossia “prossimi” – gli uni degli altri, costruendo una nuova fraternità, in città e paesi che vogliono ripensarsi e rialzarsi insieme e, in particolare, con le persone e le famiglie più deboli e fragili. Antonio ci aiuti – ha concluso il Patriarca di Venezia – ad essere sempre più fondati nella santità concreta e quotidiana (il pane di sant’Antonio ne è simbolo eloquente), una santità che ha origine nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e che sola cambia la vita delle persone e, di conseguenza, delle comunità.»