Luca Morisi, l’inventore de “La Bestia” social di Matteo Salvini indagato per droga

 

“Non ho commesso nessun reato”. Si difende così Luca Morisi, fino a pochi giorni fa il deus ex machina della cosiddetta “bestia” il network di pagine social che sta alla base della popolarità virtuale di Matteo Salvini. In una lunga lettera diffusa appunto sui social network e sulle pagine web italiane il guru della comunicazione pervasiva si scusa in primis con Matteo Salvini e conferma, laddove ce ne fosse stato bisogno, le notizie di fonte investigativa pubblicate da Repubblica e Corriere della Sera secondo cui Morisi sarebbe finito in una indagine concernente della sroga liquida, non meglio specificata. Secondo quanto si apprende dalla lettura dei quotidiani citati, a mettere nei guai Morisi ci sarebbero tre giovani che avrebbero detto agli investigatori delle forze dell’ordine che sarebbe stato appunto Morisi a rifornirli della sostanza, non meglio specificata. Proprio il quotidiano La Repubblica nel corso delle scorse settimane aveva dedicato un lungo reportage alle nuove droghe all’epoca del Covid

Nella lettera di commiato di fatto dalla vita pubblica, almeno per un pezzo, Luca Morisi parla di “fragilità esistenziali irrisolte”.

Erano stati i carabinieri del comando di Verona a perquisire nei giorni scorsi la cascina di Belfiore, paesino di Verona, usata da Luca Morisi. Tutto aveva avuto inizio nel mese di agosto quando tre giovani fermati dai carabinieri avevano detto che la fiala di sostanza stupefacente liquida di cui erano in possesso proveniva da casa Morisi. L’ex collaboratore di Matteo Salvini anche quando quest’ultimo era al ministero dell’Interno, sarebbe quindi indagato per cessione, e non per spaccio, di sostanza stupefacente.