Questa sera all’MPX un viaggio tra monachesimo cosmico e cultura spirituale

 

Dopo essere già approdato in cinque sale del territorio (Bellini di Montagnana, Aurora di Campodarsego, La Perla di Torreglia, Esperia di Padova e Marconi di Piove di Sacco) il progetto L’isola, uno spazio per l’infinito, sbarca alla Multisala Pio X di Padova. E lo fa in un modo tutto speciale e unico. Ad accompagnare la proiezione del film L’Isola – Ostrov del regista Pavel Lunguine (mercoledì 25 alle 20.45 e giovedì 26 alle ore 15.30) sarà infatti la mostra “Cum Jubilo: Monachesimo cosmico” pensata e realizzata dall’artista-giornalista Antonio Gregolin nel foyer dell’Mpx. Per questa occasione, per la prima volta escono dall’Eremo del Monte Rua alcuni oggetti tuttora utilizzati quotidianamente dagli eremiti camaldolesi: un abito, la gavetta, i piatti, alcuni libri… pezzi di vita che parlano di un mondo e di una spiritualità da molti sconosciuta. La mostra è una fusione di esperienze – artistica, giornalistica e fotografica – di Antonio Gregolin, in cui i monaci diventano modelli ideali, ma non virtuali, di un contatto fra cielo e terra. Cinque le icone narrative proposte a cornice del film: le scarpe del mondo e il sentiero dei monaci; la quotidianità monastica, l’abito, gli altri eremiti, i modelli d’ispirazione ossia tra soggetti che esemplificano mille volti di un unico spirito: il monaco celeste, il monaco stilita della condizione umana, il monaco senza volto.
«L’esperienza che queste tappe iconografiche intendono far vivere – commenta Gregolin – riconducono alla figura monacale in chiave diretta quanto interrogativa. Non un arrivo, bensì una partenza. In fondo, se non è facile conoscere un/il monaco il suo incontro con noi diventa uno scontro con noi stessi. Quasi sempre e inevitabilmente. In questo il monaco non porta la pace, ma semmai scuote gli animi. Dunque, un ineluttabile interrogativo che si perpetua ogni qual volta il nostro cammino s’incunea in una stradina stretta di un qualsiasi eremo: visto come un altro mondo. O meglio, l’altro mondo!».