Padova originale lancia l’appello per far vivere il parco Treves: “Non è un bosco da potare ma un monumento da restaurare”

 

Ancora non è chiara la volontà dell’amministrazione comunale riguardo il destino del giardino monumentale più importante di Padova. Dopo il fortunale che oltre un anno fa ha danneggiato alcuni degli alberi secolari del Parco Treves, la parte più significativa del celebre giardino è stata chiusa al pubblico per motivi di sicurezza. E ad oggi non vi è alcun impegno da parte dell’amministrazione comunale volto ad eliminare le pericolosità e quindi riaprire al pubblico tutta la parte situata al di là del canale, l’Alicorno, che attraversa il giardino, sicuramente la più interessante e la più vasta.
Parco Treves è stato oggetto di un rilancio a livello turistico da parte di Padova Originale successivamente alla sua riapertura dopo il restauro durato anni: il Parco, il giardino monumentale dell’adiacente ristorante Donna Irene, il Ponte Corvo visibile dal ristorante costituiscono infatti un itinerario estremamente appetibile per la new wave turistica.
Pare che il problema della riapertura risieda nei costi dell’operazione rivolta alle alberature, sebbene questi non risultino affatto esosi considerata l’entità del bene su cui si deve intervenire. Tali costi risulterebbero infatti molto modesti se fosse possibile entrare nel Parco coi mezzi che usualmente si usano per rimuovere le alberature cadute sulle strade, ma siccome tali mezzi provocherebbero l’effetto del passaggio di carri armati sulla delicata tessitura del Parco e sulle sue testimonianze monumentali, tutte le operazioni dovranno essere condotte a mano e senza l’ausilio di mezzi diversi dalle scale.
Ma non sembra proprio che l’amministrazione comunale abbia capito che quello non è un bosco ai lati di una tangenziale, da potare e risistemare, ma un monumento. Pertanto non è stato chiarito che i costi non possono essere quelli di una potatura, ma quelli di un restauro.
Intanto l’unico parco jappelliano di Padova accessibile al pubblico resta, di fatto, chiuso. La più importante metafora idraulica veneta resta invisitabile: si tratta dei resti della macchina idraulica progettata dallo Jappelli per irrigare il Parco, dei due telamoni posti ai suoi lati, dei due corsi d’acqua (il Canale di Santa Chiara e l’Alicorno) che proprio ai loro piedi si uniscono. Metafora della bonifica meccanica nel Veneto è la macchina idraulica; metafora del Brenta e del Bacchiglione sono i due telamoni; metafora della foce di Brondolo, che unisce Brenta e Bacchiglione all’esterno della Laguna per porre al sicuro dalle alluvioni Padova e Venezia, sono i canali di Santa Chiara e Alicorno che proprio qui si congiungono.