Padovani preoccupati per il futuro dell’Italia. Comune promosso dal 65% dei residenti

 

Preoccupati per il futuro dell’Italia, fiduciosi per il ruolo del Veneto come soggetto trainante dell’economia anche nel futuro, e soddisfatti della propria amministrazione comunale. E’ la fotografia dello stato d’animo dei cittadini di Padova realizzato da un sondaggio di Ispo di Renato Mannheimer e GM&P di Marturano, presentato durante la cerimonia di proclamazione del nuovo presidente dei Giovani industriali di Padova.
I residenti nella città e nella provincia di Padova: in particolare gli intervistati si dicono più preoccupati per l’Italia (95%, di cui “molto” 66%) che per la propria condizione personale (73%, di cui “molto” 30%), per la propria città (84%, 32% “molto”) e per la propria Regione (84%, 33% “molto). Il 65 per cento dei cittadini di Padova infine danno un voto positivo all’amministrazione comunale. Meno bene va alla Provincia, giudicata positivamente dal 39 per cento.
“E’ un dato molto alto per una città di medio grandi dimensioni come Padova – ha detto Renato Mannheimer presentando il risultato – certo rimane un terzo di cittadini che non hanno dato un giudizio sufficiente all’amministrazione, ma credo che a meno di non voler essere bulgari, gli amministratori di Padova possono essere contenti. Alla amministrazione comunale quasi un padovano su cinque chiede più sicurezza. Evidentemente questo è un problema ancora sentito”.
Nel suo discrso il presidente uscente Jacopo Silva ha sottolineato come tra i giovani imprenditori padovani c’è un clima di sfiducia che non va sottovalutato, se l’87% degli intervistati ritiene necessario un ricambio generazionale in ambito politico, amministrativo e imprenditoriale.
«Dalle risposte dei padovani – spiega Silva – emerge uno scollamento tra elettori e politica. Ma non vogliamo portare critiche indistinte o uniformarci al qualunquismo. Sappiamo bene quanti ottimi ministri e amministratori locali operano ogni giorno nell’interesse della collettività. Ė con la buona politica che vorremmo continuare a lavorare all’agenda dell’Italia e del territorio, pur in un contesto che oggettivamente non lascia molti margini di azione. Ma che reclama risposte non più derogabili su crescita, lavoro, riduzione degli sprechi. Con questa assemblea vogliamo ricominciare davvero a parlare di futuro in un Paese che ha smesso di farlo, sintonizzare la nazione sui cittadini 2.0, coloro che, al di là dell’età anagrafica, conoscono il ritmo del mondo e si misurano ogni giorno con il cambiamento. Un’attitudine che permette di rialzare sempre la testa e guardare lontano. Ciò che dovrebbe ricominciare a fare anche la politica. I giovani non chiedono sussidi, ma più opportunità per chi ha voglia di fare, nell’impresa, nell’università, nella ricerca, nella stessa politica, in un’ottica meritocratica. Per questo occorre dare fiato a chi lavora e a chi produce, favorire un nuovo sviluppo».