Pfas e bonifica alla ex Miteni: Cristina Guarda (Veneto2020) “non basta chiudere rubinetto”

 

“Con i Pfas della Miteni si sta facendo il gioco di chi sbatte la polvere sotto il tappeto e fa finta di aver pulito la stanza. Peccato che il tappeto sia la falda che alimenta gli acquedotti di mezzo Veneto e nella stanza vivano giovani veneti che rischiano di pagare la sciatteria della Regione con sterilità e colesterolo alle stelle”.
A dirlo la Consigliera regionale del coordinamento Veneto2020 Cristina Guarda, da sempre “Bisogna guardare la storia dei fatti e del ‘non fatto’, per mettere in ordine i dubbi: perché su Miteni si pubblicizza una barriera idraulica, per il contenimento dell’inquinamento, come fosse vera azione di bonifica? – continua Cristina Guarda – La legge prevede messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica. Perché invece di chiudere realmente solo il rubinetto, comunque in grave ritardo, non si pensa anche a rimuovere la contaminazione e depurare le acque inquinate? Siamo di fronte alle solite ‘storpiatura’ per dire che ci accontentiamo di una messa in sicurezza, senza alcuna certezza sul se i privati mai faranno una bonifica vera.”

“Insomma, proveranno a bloccare i Pfas ma il sito, nell’ipotesi prospettata, rimarrà sempre una fonte di contaminazione. Credo che quando si tratta della salute dei Veneti, non ci si possa accontentare.”
“Ma la mia preoccupazione si estende anche ad un altro punto. Manca il piano industriale, il futuro di questo sito: chi ci lavorerà? Per cosa verrà usato una volta messa in essere la super barriera idraulica? Come le Mamme No Pfas, anch’io non credo più alle parole di chi in questi anni ci ha troppo spesso trattati con sufficienza. Fanno bene le associazioni, i comitati ed io con loro, a chiedere bonifica e non contenimento.”

“I costi di un contenimento degli inquinanti sono notevolmente inferiori di quelli di una bonifica: per cui chiedo di non puntare a ribasso. Non si può andare al risparmio sulla pelle dei veneti”.