Sinistra spaccata: tre donne in politica tre visioni diverse sulla questione “Miss maglietta bagnata”

 

Continuano le polemiche su miss Maglietta Bagnata. Qui di seguito riportiamo le posizioni di tre donne attive in politica.
Beunida Melissa Shani, già candidata per il Partito Democratico lo scorso maggio al fianco di Sergio Giordani, poi trasmigrata a fare la portavoce di Forza Italia di Padova. Scrive Melissa sul suo profilo facebook:

Domani torno a Padova, nel frattempo mi raggiunge questa foto segnalatami da un collega. Si tratta delle attiviste femministe padovane di una sorta di movimento chiamato credo mee too o una cosa del genere che usano questa foto per protesta.
Ebbene, infatti ai Navigli di Padova c’è stata Miss Maglietta Bagnata. Ovviamente, Queste degne “femministe” protestano contro l’evento esponendo questa foto e allegando un bel commento lungo lungo su come sia sbagliato sfruttare il corpo delle donne e la solita solfa anti veline. Il problema è che lo fanno usando una foto che ritrae donne col volto coperto da una #Kefiah e col “seno”nudo. C’è una cosa che detesto di tutto questo, e non è solo il fatto che si tratti dell’ennesima finta protesta finto simbolica, ormai a queste bizzarrie ci sono più che abituata, quanto invece quella Kefiah con cui si coprono il volto. Vorrei, infatti, ricordare alle ragazze in questione che la kefiah ha una palese origine mediorientale, usata in paesi a matrice islamica, luoghi in cui si trovano quelle donne che in primis dovrebbero tutelare, vittime di una cultura di oppressione e violenza.
Si utilizza anche in Turchia ad esempio, Stato dove vige una sorta di dittatura islamica, a settembre infatti pensate un po’ è stato reso possibile il matrimonio tra adulti e bambine di 9 anni, Erdogan ha stretto un patto con gli imam. Mi sa che queste grandi donne di sinistra si sono perse in se stesse. A tal punto che per sfamare un loro guizzo narcisistico si vestono di un simbolo antitetico alle loro posizioni.

Perdono tempo a protestare contro delle donne belle che semplicemente vogliono far vedere il loro corpo con consapevole volontà, e lo fanno vestendosi di una Kefiah, indumento tradizionale di quei luoghi in cui una donna non è che un mero oggetto. É questo il palcoscenico ridicolo, tragico, ignorante su cui salgono queste donne femministe, il tutto per interpretare un ruolo, con il solo scopo di sfamare il proprio ego.
Io di grandi femministe vorrei ricordare Simone Weil, donna che è stata pronta a decurtare il proprio salario, sacrificare pezzi della propria vita, dedicare il tempo allo studio…il tutto per aggiungere un passo in più al progesso del mondo femminile.
Queste tizie in foto sono un chiaro simbolo del pensiero deviato.

 

Le fa eco Giorgia Cassandro, coordinatrice del circolo del Pd Padova centro storico:
Comunque io questa polemica su miss maglietta bagnata non la capisco. O meglio, penso che le donne per aiutarsi dovrebbero fare ben altre polemiche: sarebbe bello che si polemizzasse con la stessa foga per le differenze di stipendio con i colleghi uomini, sul costo dei nidi, sulla difficoltà ad ottenere un part time quando si è mamme. Per esempio a me fa incazzare molto di più vedere che in associazioni dove il 90% del personale operativo è donna i ruoli di dirigenza siano ricoperti quasi completamente da uomini. Il fatto che una donna voglia mostrare le tette ai Navigli non lo apprezzo moltissimo ma penso che ognuna sia libera di gestire il proprio corpo come meglio crede. Ben altre cose contribuiscono a rendere difficile la vita di una donna in Italia. Non da ultimo, ahimè, le continue battaglie che facciamo le une contro le altre.

Analizza l’assessore al verde del Comune di Padova Chiara Gallani:
Gruppo Editoriale Tv7 mi ha chiesto una presa di posizione su miss maglietta bagnata e (con una correlazione a mio avviso sbagliata) sul Pride. Ho unito la mia voce a quella di tante e di tanti che stanno riflettendo e discutendo sulla questione.
Più che la cosa in sè, ciò che mi fa pensare e che va messo a fuoco è la facilità e la naturalezza con le quali l’anacronistica sfilata è stata letta come gioco goliardico, come divertimento innocente; e non come violenza simbolica.
Questa frattura nel dibattito pubblico è un’occasione importante: dalle fratture nascono i progressi, se siamo in grado di rifletterci assieme.
Poi in realtà quello che volevo dire l’ha scritto molto meglio Marta Nalin, che riporto integralmente qua sotto.

“Estate 2018, l’estate dei corpi e delle magliette.
I corpi anche nudi e le magliette color arcobaleno che hanno sfilato sulle strade dei pride del mondo, per rivendicare diritti e eguaglianza per tutte e tutti.
Le magliette rosse, a ricordare quei corpi inermi di bambini annegati in mare, che hanno riempito le piazze di Italia in risposta all’appello di don Ciotti e di Libera di restare umani contro il razzismo che scorre per le vie delle città d’Europa.
Le magliette bianche indossate da ragazze e donne per essere schizzate dal getto di pistole d’acqua impugnate da uomini per mettere in evidenza i loro corpi e così, sempre da uomini, essere giudicate.
Queste magliette sono, in forme diverse, un simbolo e una occasione che invita a riflettere sul futuro che vogliamo costruire.
Io voglio un futuro colorato, dove tutte e tutti siano liberi di vivere senza paura di essere quello che sono, di amare chi vogliono e con la sicurezza di non essere insultati o picchiati per questo.
Io voglio un futuro rosso della passione, dell’amore e della curiosità verso chi è differente da me e potrà per questo arricchire la vita mia e della comunità cui appartengo.
Io voglio un futuro in cui uomini e donne ballino fianco a fianco sotto la pioggia estiva che bagna le loro magliette, senza giudizi sul corpo più bello, perché se siamo libere e liberi siamo tutte e tutti bellissimi.
Quando sabato mattina mentre pulivo il bagno di casa un giornalista mi ha chiamata per chiedermi un commento sulla manifestazione “Miss maglietta bagnata” mai avrei immaginato che le mie parole avrebbero scatenato questa sequela di commenti. Al di là delle offese da social a cui ormai ci stiamo abituando, forse sbagliando, alla fine sono contenta che quella telefonata sia stata un’occasione che sta facendo riflettere e indignare donne ma anche molti uomini su questo tema.
Usiamo questi giorni d’estate per portare avanti la riflessione strada per strada, naviglio per naviglio, sul futuro che vogliamo.”