Tecnologia: a Padova nasce “Soft city”. Potti: “Conoscenza decisiva per acelerare la ripresa”

 

Si chiama “Soft City” il futuro dell’industria dei servizi innovativi e tecnologici in Veneto. Un “tecnopolo” che ha l’epicentro a Padova e mira a trasformare la densità di imprese e competenze hi-tech in un marchio d’area, riconoscibile e attrattivo. Il progetto di Confindustria Padova ha l’ambizione di passare dalla fase di crescita spontanea dei servizi innovativi a quella organizzata, con reti e aggregazioni, e di fecondare il manifatturiero, anche più maturo, con il valore aggiunto dei servizi hi-tech: engineering e informatica, ricerca e sviluppo, marketing, consulenza integrata, telecomunicazioni. Una piattaforma del “tecnologicamente avanzato”, estesa a tutta la provincia, che punta il compasso nell’area tra la Stanga e la Zona industriale Sud di Padova, dove gravitano 3mila delle oltre 15mila imprese di servizi innovativi. Una Valley cresciuta a ritmi forzati fra il 1998 e il 2009, con imprese più che raddoppiate (+106,9%), da 7.520 a 15.560, un quarto del totale veneto, e la creazione di 19.100 nuovi posti di lavoro (+66,8%). Mostrando migliore tenuta nell’horribilis 2009 e mettendo a segno nel primo trimestre 2010 un balzo di fatturato (+19,3%) e occupazione (+5%).
Tre le direttrici di intervento di “Soft City”: business community, attraverso una banca dati delle imprese Ict per favorire reti e aggregazioni, infrastrutture digitali per la “città intelligente” (servizi web-based a cittadini e imprese, risparmio energetico, logistica ecologica), marketing territoriale per costruire l’identità di polo dei servizi per l’industria e il settore pubblico.
“Soft City” è stato presentato oggi a Padova dal presidente di Confindustria Padova, Francesco Peghin, Gianni Potti presidente Confindustria Veneto Servizi Innovativi e Tecnologici, Claudio Velasquez presidente Confindustria Padova Servizi Innovativi e Tecnologici. Prossimo passo le partnership con enti e istituzioni – Regione, Provincia, Comuni e Camera di Commercio di Padova – e con altre associazioni di categoria per condividere strumenti e strategie.

«L’economia del futuro – spiega Francesco Peghin presidente di Confindustria Padova – è quella basata sulla conoscenza, sull’intelligenza di quei knowledge workers nelle cui fila si trovano ingegneri di software e di telecomunicazioni, scienziati, ma anche designer, progettisti, creativi. Sta qui il nerbo della nuova competitività. I servizi innovativi possono essere il driver di questa sfida, il tessuto nervoso del sistema produttivo di domani, fatto di conoscenze di tipo tecnologico e manageriale rese accessibili alla piccola impresa. Soft City può accompagnare questa trasformazione, istituzionalizzando una vocazione del territorio, forte della prossimità a zona industriale e Università, e favorendone la crescita con reti e aggregazioni. Dalla Regione agli enti locali, alla Camera di Commercio, mi auguro ci sia pieno sostegno al progetto».
Per Claudio Velasquez, presidente di Confindustria Padova SI, «l’industria dei servizi innovativi può produrre un valore aggiunto originale per il manifatturiero e il settore pubblico. Con Soft City vogliamo dare identità e un marchio d’area riconosciuto dal mercato, a quella che già nei fatti è una specialità del territorio. Ma anche riconoscere il sapere tecnologico dei servizi innovativi, attrarre competenze di valore, aggregarsi secondo logiche di complementarietà per puntare a un mercato più vasto. Passare alla fase due del terziario innovativo significa favorire joint-venture e aggregazioni per ottimizzare i costi, diversificare l’offerta e internazionalizzarsi. Non vuol dire diventare giganti né copiare modelli lontani, ma imparare a lavorare in rete e aggregarsi».
«Dall’economia della conoscenza – conclude Gianni Potti, presidente Confindustria Veneto SI – viene un contributo decisivo per accelerare l’uscita dalla crisi e competere nel mondo nuovo. A Padova il settore ha raggiunto un “peso” tale da reclamare un ruolo di partner attivo del sistema produttivo e della pubblica amministrazione. Ma bisogna superare la vecchia logica dei distretti. Il Veneto è un grande distretto diffuso del tecnologicamente avanzato dove ogni giorno si sviluppano ricerca e conoscenza. Il territorio padovano, epicentro di questa vocazione, ha bisogno di attrarre investimenti e di sollecitare infrastrutture immateriali indispensabili come la banda larga».

DALLA BUSINESS COMMUNITY AI SERVIZI DIGITALI: LA CITTA’ E’ “SOFT”. Ma cosa prevede il progetto di Confindustria Padova? Sono tre le direttrici di intervento di “Soft City”, da condividere con gli attori del territorio: 
Business community.  L’obiettivo è promuovere reti e aggregazioni tra imprese Ict per migliorare la capacità competitiva nel mercato pubblico e privato, favorire l’internazionalizzazione e il mix con il manifatturiero. E’ prevista una mappatura delle aziende dei SI ed entro l’anno una banca dati per la ricerca di partner, tramite analisi incrociate di organizzazione, dimensione e competenze.
Infrastrutture e ambiente. Prevede un tavolo di coordinamento con gli enti locali per migliorare la qualità dei servizi a cittadini e imprese (trasporto pubblico, viabilità e parcheggi, sicurezza, sanità), aree wi-fi, copertura di banda larga per eliminare il digital divide, cioè il divario nell’accesso alle reti superveloci a 20 megabit di persone e aziende. La proposta alle amministrazioni locali sarà realizzare progetti di “città intelligente” (smart city), dove l’applicazione di tecnologie digitali ai servizi pubblici migliora l’efficienza e la qualità di vita.
Comunicazione. Soft City come Silicon Valley? Fatte le debite proporzioni, l’obiettivo è costruire l’identità del polo dei servizi innovativi e il marchio d’area, agendo la leva della comunicazione, degli eventi e dell’informazione. E’ prevista, infine, la pubblicazione di un annuario delle imprese dei SI per la promozione sui mercati.

LA RIPRESA HA IL CUORE HI-TECH. “Soft City” apre una nuova fase di organizzazione e integrazione di filiera in un comparto industriale secondo solo alla meccanica. Un giacimento di imprese e professionalità (ingegneria e disegno industriale, informatica, R&S, marketing, consulenza direzionale, tlc) cresciuto in modo impetuoso ma disordinato. Dal 1998 al 2009 le imprese padovane di SI sono più che raddoppiate (+106,9%), da 7.520 a 15.560, pari al 16,5% del totale. Padova detiene la leadership regionale, ed è ottava in Italia, con il 24,9% delle 62.367 imprese attive in Veneto. Tra queste, le sedi a Nord Est di Telecom Italia, Vodafone, Fastweb, Ibm. Altrettanto impetuosa nel decennio (1999-2009) è stata la spinta in termini di occupazione, con addetti cresciuti da 28.600 a 47.700 (+66,8%), e di valore aggiunto, da 1,5 a circa 3 miliardi di euro (+94,5%). Persino nel 2009 della crisi le imprese di SI hanno mostrato migliore tenuta (+1,6%), a fronte di una generale contrazione (-1,7% il manifatturiero), generando l’11,2% della ricchezza provinciale. E oggi danno sprint alla ripresa: nel primo trimestre 2010 il fatturato dei SI è cresciuto del +19,3% (+10,3% il dato veneto), l’occupazione del +5% (+3,2% in Veneto).
Un’eccellenza non “istituzionalizzata”, che oggi punta alla riconoscibilità e a diventare polo attrattore di investimenti hi-tech, “ponte per l’innovazione” del manifatturiero, trasferendo know how e competenze per competere nel mondo nuovo.

PADOVA TECNOLOGICA. UNA VOCAZIONE LUNGA 40 ANNI. La vocazione hi-tech di Padova ha radici profonde. Negli anni ’70-’80 le multinazionali dell’informatica commissionarono studi di localizzazione per individuare il sito più idoneo a Nord Est. Responso unanime: Padova. Sbarcarono, tra le altre, Ibm, Digital, Xerox, Siemens. Nello stesso periodo si svilupparono progetti locali come Cerved e Necsy. Negli anni ’80, l’onda dell’emittenza privata portò a Padova tv e radio, facendone la capitale veneta della comunicazione, con testate giornalistiche, agenzie, web farm. Fu quindi la volta delle compagnie di tlc aprire sedi a Padova: Vodafone, Fastweb, Telecom Italia. All’attrattività ha concorso in modo rilevante la presenza dell’Università, capace di garantire al sistema di imprese l’afflusso di capitale umano fine. Si è così formata una comunità di professionisti dei SI da cui è nato, attraverso spin-off, l’attuale tessuto di imprenditori Ict. In molti casi, già alla seconda generazione.