Padova capitale della lotta alle mafie: tre giorni di festa di “Avviso pubblico”

 

“Queste terre non sono terre di mafia, anche se hanno conosciuto la mala del Brenta, ma sono terre che interessano molto alle mafie per fare riciclaggio, traffico di stupefacenti ed altre attività criminali. Nel Nord Est al 3 settembre di quest’anno ci sono 119 beni confiscati alla mafia, di cui 89 nel Veneto. La Banca d’Italia ha ricevuto dal Nord Est tra il 2010 e il 2011 segnalazioni in creswcita del 10% di operazioni in odore di riciclaggio. E’ la regione in cui 30 imprenditori si sono suicidati strozzati dalla crisi e dalle banche, ma è anche la Regione dove sempre più spesso si presentano emissari delle mafie con valigie piene di soldi per aprofittare di questo momento di crisi per infiltrarsi in questo territorio. Per reagire a tutto questo occorre diffondere e difendere la buona politica”.

A dirlo Paolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, aprendo i lavori di “Legalità organizzata” la tre giorni di convegni in corso da oggi a sabato a Padova, quarta festa nazionale di Avviso pubblico, l’associazione che raggruppa Regioni e amministrazioni pubbliche per la legalità.

“Abbiamo di fronte una sfida: come affrontare l’attacco frontale che le mafie stanno portando anche il nord – ha detto Caludio Piron, assessore comunale all’istruzione, che ha aperto i lavori della prima giornata – come diceva don Peppe Diana, ucciso dalla camorra a Casal di Principe nel ’94 “le mafie tolgono i diritti svuotando e violentando i cittadini”. Altrimenti succede quello che in questi giorni ci rende sgomenti, dilaga la corruzione che coinvolge anche pezzi del sistema politico e delle istituzioni. Non a caso partiamo dall’educare: i giovani sono la prima e più grande risorsa su cui questo Paese può ripartire. Per sconfiggere la mafia è necessario un esercito di buoni insegnanti”. Molto applaudito l’intervento di Libera don Luigi Ciotti che rivolgendosi ai ragazzi ha detto: “E’ importante essere qui oggi nel Veneto. Siete le sentinelle dell’Italia che deve ripartire dalla legalità che è il rispetto per gli altri, il rifiuto delle prevaricazioni e della negazione dei diritti. La corruzione, le mafie, si possono battere. Basta crederci ed essere coerenti ad ogni livello. Occorre ricordare come stiamo facendo quest’anno, il generale Dalla chiesa, Falcone e Borsellino. Ma non con una memoria che si ferma alle parole di circostanza non è vera memoria: è una celebrazione sterile, indegna dell’esempio di chi è morto per la giustizia. La memoria bisogna incarnarla con la propria vita dando speranza a tutti coloro che ancora vivono prigionieri di ricatti e della violenza mafiosa”.