Mille metri quadrati in più per un totale di 11 posti letto di terapia intensiva sono stati inaugurati oggi dall’assessore alla sanità della Regione del Veneto Manuela Lanzarin e dalla rettrice Daniela Mapelli. L’investimento fa parte di un investimento totale da 11 milioni di euro che comprende anche la nuova centrale operativa del Suem 118. La nuova struttura si trova al sesto piano del policlinico universitario e prevede 8 posti letto in open space e tre in isolamento. Il nuovo reparto sarà intitolato al professore Federico Rea, uno dei padri della scuola della chirurgia toracica padovana, scomparso recentemente. Il nuovo reparto è frutto di cinque milioni di euro di investimento, con un milione e 338mila euro stanziati dalla Regione Veneto, e il resto proveniente dai fondi statali post Covid 19. La rete delle terapie intensive dell’azienda ospedaliera dispone attualmente, dato questo nuovo intervento, di 120 posti letto totali. La mortalit
à di reparti simili nell’azienda ospedaliera rimane sotto il 7 per cento e nel 50% dei casi di pazienti la dimissione con il trasferimento verso un altro reparto di medicina ordinaria avviene entro le 48 dall’accesso alla terapia intensiva.
“Federico Rea era una persona dalle molte sfaccettature – ha raccontato la rettrice Daniela Mapelli – era un professore universitario sì, ma prima di tutto era un medico e un chirurgo e la spinta che lo muoveva era la cura verso il paziente. Ha lasciato un vuoto enorme perchè lavorava in una maniera incredibile, a favore dell’istituzione del policlinico universitario e dell’università. Era duro e burbero con i colleghi ma estremamente disponibile con i pazienti. Ha lasciato un reparto preparato perchè ha saputo condividere la conoscenza con gli allievi. Ha saputo moltiplicare il suo sapere, ha lasciato un grande vuoto ma anche una eredità scientifica e umana ricchissima”.
“Quello della terapia intensiva è un reparto importantissimo – ha spiegato l’assessore Lanzarin – noi abbiamo avuto modo di capirlo nel 2020 in particolare quando la pianificazione delle terapie intensive era il pane quotidiano, con il Veneto che ha saputo farsi trovare preparata come regione con oltre 800 terapie intensive a inizio pandemia. Noi non abbiamo dovuto fare scelte che sono avvenute in altre regioni. Purtroppo di quei giorni ci siamo dimenticati in fretta. L’impegno qui invece continua: la memoria non può avere le gambe corte, e dobbiamo avere la capacità di imparare da quella storia”.