Assonidi lancia un appello a Palazzo Moroni: “Discriminati dal Comune di Padova che divide la città in famiglie di serie A e B”

 

Discriminati fin dalla più tenera età. E’ quanto succede ai piccoli che frequentano i nidi privati padovani che si riconoscono in Assonidi Ascom, “privati”, questi ultimi, del contributo diversamente assegnato dall’assessorato alle politiche scolastiche ed educative alle strutture che fanno capo per la maggior parte a Fism e Spes.
“Chiariamo subito – esordisce Doriana Maria Mason, presidente di Assonidi Ascom – che la nostra è una battaglia di vecchia data, avviata in pratica dalla nostra costituzione in associazione, che chiede semplicemente di essere parificata con i nidi che svolgono la nostra stessa attività, ma sempre osteggiata da chi, nelle diverse amministrazioni, ha retto e regge l’assessorato”.
Due incontri con l’allora assessore Piron, nel 2013, hanno prodotto un nulla di fatto, seguito da un analogo risultato, una volta cambiata amministrazione, dapprima con l’assessore Brunetti ed ora anche con l’assessore Sodero.
“Al Comune – continua la presidente di Assonidi Ascom – abbiamo presentato richieste e anche memorie per ribadire un concetto sul quale si è espresso, a diverso titolo, più di un Tar: non è legittimo discriminare”.
Dal Comune, la risposta è sempre stata di questo tenore: niente contributo dal momento che (si può leggere in una nota della fine dello scorso anno a firma del capo settore dei servizi scolastici del Comune di Padova) “negli asili nido comunali o in quelli già precedentemente convenzionati permane una certa disponibilità di posti che ben possono concorrere a soddisfare presenti necessità dell’utenza”.
“Se per i nidi comunali – aggiunge Mason – il ragionamento non fa una piega (il Comune ha tutto il diritto di alimentare le proprie strutture), per tutti gli altri non si comprende perché ci debbano essere asili di serie A e asili di serie B, visto che in entrambi i casi svolgiamo lo stesso lavoro, dobbiamo sottostare alle stesse normative, ci dobbiamo dotare dei medesimi operatori professionali”.
Dunque solo una questione di “anzianità” di servizio o una scelta che mira a discriminare una fetta degli asili privati?
“Io non voglio trarre conclusioni – chiosa la presidente di Assonidi Ascom – ma mi attengo ai fatti e i fatti dicono che agli asili di Fism e Spes i soldi vengono destinati e a noi no. Col risultato che alle famiglie padovane che scelgono le nostre strutture per l’educazione dei loro piccoli, viene preclusa la possibilità di usufruire dei vantaggi economici di cui invece possono disporre altre famiglie padovane”.
“Senza contare il fatto che le nostre strutture – conclude la presidente Mason – sono in grado di garantire la massima flessibilità oraria per venire incontro alle mamme lavoratrici, comprendendo anche su richiesta l’opzione del sabato mattina. In questo modo veniamo veramente incontro alle esigenze delle donne che lavorano fino a tardi, con buona pace di tutte le considerazioni sugli interventi a sostegno delle famiglie”.

Padova 21 settembre 2016