Autostrada Brescia Padova passa di mano: le preoccupazioni per un movimento azionario che nasconde scenari futuri non indifferenti per il Veneto

 

In questi giorni, tutti i media nazionali riportano la possibilità che il colosso spagnolo Albertis Spa entri nel ricco mercato delle autostrade italiane, con l’acquisto del pacchetto di maggioranza della A4 Holding che controlla la società autostradale A4 da Brescia a Padova est.
In regime di ibero mercato europeo questa è una concreta possibilità perché chi vende ( Banca Intesa – Astaldi – Tabacchi) pensa unicamente alla migliore offerta economica per la capitalizzazione sociale del patrimonio in vendita.

Gli enti territoriali che oggi gridano ” intervenga il Governo, non passi lo straniero”, sono vittime e responsabili delle loro azioni.
La Brescia Padova Spa è stata per molto tempo la gallina dalle uova d’oro, grazie a ricchi pedaggi e grandi entrate. Bastava, per l’appunto bastava, una gestione prudente e oculata del patrimonio pubblico per garantire un servizio di qualità ed entrate certe per i soci pubblici.
Si è scelto di far nascere decine di società, controllate e partecipate, fuori dal mercato per distribuire incarichi e lauti compensi. Molti di questi incarichi erano di natura fiduciaria con il potente di turno, senza alcuna selezione mirata di qualità professionale richiesta ai soggetti incaricati.
Le perdite annuali pagate con le entrate del core business autostradale.
Si è deciso di investire su nuove tratte autostradali che sono molto lontane da un qualsivoglia calcolo di costi benefici, pagando in autofinanziamento, sempre dal core business della A4, i costi crescenti di queste opere.
Come sia stato possibile, in 15 anni di alienazioni pubbliche per fare cassa o per ripianare buchi di società della galassia A4 holding, bruciare questo immenso patrimonio è materia che, al pari della condizione del Catullo Spa, richiama responsabilità della politica dell’ovest della nostra Regione.
Nei fatti gli enti locali hanno progressivamente dismesso il patrimonio, per scelta di convenienza e non sempre perché obbligati dai patti di stabilità, lasciando campo libero alla finanza e ai costruttori.

La stessa possibilità di unire le autostrade da Brescia a Trieste, tentativo generoso, appare per quello che è: tardivo, tappezzato da grida preoccupate con poche idee, senza risorse per pagare i soci da liquidare. Invece avrebbe meritato senz’altro una maggiore dose di concretezza, di tempestività, di fortuna.
Abbiamo difeso le ragioni territoriali ai tempi della aggressione legislativa nel 2011 alla società CAV Spa, lo faremo anche in questa occasione, se solo si determinano condizioni oggettive di aggregazione che valorizzano questo patrimonio del nord est.
Temiamo invece che ancora pesino divisioni, particolarismi, interessi contingenti pure personali, che hanno decretato nel tempo l’arretramento di questa terra a “gigante economico retto da nanismo politico”.

La due diligence ormai avviata in esclusiva stabilirà il valore di mercato della società. Le cifre sono alte e incorporano sia la proroga della concessione al 2026, sia il piano investimenti tra cui spicca senz’altro la Valdastico Nord sino al Trento. Avremo senza alcun dubbio alcuni mesi di grande turbolenza, perché lo stesso terreno di trattativa tra la Regione Veneto e la provincia Autonoma di Trento, con la supervisione del ministro Delrio, non ha affatto un esito certo e già scontato. Più si inseriscono rigidità in questa trattativa e più pare complicato sciogliere la matassa che deve trovare componimenti territoriali e ambientali non facili sia per il collegamento autostradale, sia il tracciato e i caselli, sia la messa in sicurezza della Valsugana.

Inoltre bisogna che si determini una condizione di sostenibilità generale. Siamo convinti che la qualità dell’infrastruttura A4 in questi anni sia progressivamente stata deteriorata a favore dell’impegno economico e finanziario per realizzare la Valdastico Sud. Ci sono tante piccole e grandi cose che richiedono cure urgenti e tempestive (dalle code ai caselli, alla segnaletica orizzontale e verticale). Serve un piano straordinario di assunzioni, anche stagionali, che permetta di garantire una accettabile qualità dei servizi offerti. Inoltre da anni la vita tecnica dell’infrastruttura, complice la grande quantità di passaggi di questi decenni, si considera conclusa.
Tornare a concentrarsi più sulle manutenzioni dell’esistente che sulle “inaugurazioni” è un dovere, pena uno scadimento complessivo dell’infrastruttura! Rifare l’infrastruttura, in luogo del rattoppo, costa ma è senz’altro l’opera più urgente da fare da parte della società.
Serve che le possibili nuove opere siano opportunamente vagliate con parametri internazionali costi – benefici. Temiamo che l’alto costo della Valdastico Nord, già dal progetto preliminare, sia un salasso rilevante per la società e per le casse pubbliche ( Bre.Be.Mi. insegna) senza una garanzia di transiti tale da ripagare almeno parzialmente l’opera nei tempi della concessione.
Non è poi pensabile, fare leva su ipotetici aumenti tariffari. Riteniamo che questa via sia logora, consulta, e non più agibile visti gli alti picchi raggiunti rispetto ai competitors europei, anche per responsabilità di politici subalterni agli interessi dei “signori delle autostrade” in questi decenni.

Infine, ma non certo ultimo, qualsiasi passaggi di proprietà della concessione deve garantire la indispensabile continuità occupazionale degli attuali occupati e dei trattamenti economici e normativi risultato della contrattazione di primo e secondo livello. Dobbiamo riconoscere che la società A4 in questi decenni è sempre cresciuta nelle dimensioni sociali e nei corrispondenti livelli occupazionali. Anche le situazioni di crisi, di cui la più nota è Infracom Spa sono state gestite con buone relazioni sindacali e un corretto approccio e attenzione all’occupazione diretta e indiretta. Vogliamo che si operi in continuità con questa impostazione avendo le società della A4 holding un grande valore per l’occupazione e il reddito veronese in particolare. Di certo non faremo mancare la nostra voce responsabile in tutta questa fase sociale.

La Segreteria FILT CGIL Veneto

Mestre, 11 agosto 2015.