Babele a Nordest: persino Vittorio Sgarbi ammette il fallimento “Dobbiamo modificare la formula, va fatta in Fiera assieme ad Auto e moto d’epoca”

 

Usa il termine flop. Ammette che la formula è sbagliata, da rivedere radicalmente. Dopo tre giorni che più vuoti non si poteva (salvo rare eccezioni), Vittorio Sgarbi ha presentato una sorta di resa con una lunga intervista concessa a Giorgio Sbrissa ed Enrico Pucci del Mattino di Padova. Sgarbi racconta quello che non ha funzionato nella rassegna. Riproponiamo il passaggio fondamentale, il resto dell’intervista lo si ritrova qui di fianco: “Mi pare che il mio ambizioso progetto sia stato colto più da una elite che non dalla massa. Del resto avevo avuto un’intuizione perfetta ma tardiva, ovvero di fare Babele dentro la fiera delle auto d’epoca. In ogni caso, l’unico a vincere e a perdere sono io. Con me c’erano mille persone, con gli ospiti scelti da me, 250. Sono rimasto molto stupito che con personaggi come Bertinotti o Moni Ovadia non ci fosse molto pubblico, in una serata dove la sinistra non è certo stata censurata”. 

Tutta colpa dei luoghi scelti per la rassegna? Difficile da sostenere, com’è per altro arduo immaginare che il poco pubblico che ha seguito gli incontri negli spazi pubblici, sfiderebbe il traffico della Fiera, pagando inoltre 22 euro del biglietto per assistere ad un dibattito letterario nell’inevitabile frastuono di una fiera che in tre giorni richiama 90mila presenze tra i padiglioni di via Tommaseo. Insomma, immagini a parte si chiude oggi una rassegna a Padova che ha due record: la più costosa della storia culturale della città (anche sabato è lievitato di altri 17mila euro (a questo link la delibera) il budget sempre più vicino ai 200mila euro (e destinato a crescere a consuntivo) e la più misera in termini di pubblico.

 

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